Massimo Cavalletti è ormai un baritono affermato e richiesto nei teatri più importanti del mondo, in un repertorio quanto mai ampio ed in continua evoluzione. Ciò nonostante rimane fedele al simpatico ruolo pucciniano di Marcello nella Bohème; un ruolo che gli ha portato bene e che ha cantato in tanti importantissimi teatri fra cui Metropolitan di New York, Salisburgo, Zurigo, Scala e che in questi giorni interpreta nuovamente al Teatro dell'Opera di Roma.
È solo una nostra impressione o effettivamente il ruolo di Marcello è diventato, nel corso degli anni, il tuo portafortuna?
Sicuramente Marcello è il ruolo che ho interpretato di più nella mia carriera, con queste recite di Bohème a Roma arrivo a centoventi recite in diciannove produzioni, più tutte le varie riprese nei tanti teatri dove si fanno opere di “repertorio”. È un personaggio che mi ha dato tantissimo e io penso di aver dato molto di me a Lui. È un ruolo che troppo spesso viene bollato come un ruolo da giovani solo perchè parla di giovani, ma non è assolutamente un ruolo per inesperti o per debuttanti; bisogna avere molta esperienza di teatro e molta attenzione per fare bene in questo ruolo. Poi potremmo anche aggiungere un'altro aspetto importante del portare in scena Marcello: non paga tanto in fatto di applausi... se lo canti molto bene e sei veramente convincente ottieni un successo sicuramente minore di Musetta, Rodolfo e Mimi, se lo fai male allora non ne parliamo nemmeno!
Diciamo che Marcello si prende un po' tutte le colpe, sia sul palcoscenico durante la recita, perchè è un po il fratello buono di tutti, e poi anche alla fine non raccoglie i meriti che forse un po' gli spetterebbero... lo dico per l'esperienza delle mie 40 recite di Schaunard: il musicista del gruppo della Bohème alla fine può rubare proprio la scena come feci io quando lo interpretai al MET ed anche alla Scala.
Detto questo però non mi importa quando canto Marcello di quella che sarà in termini di applausi la risposta finale, ma so che con questo ruolo immetterò nello spettacolo un mix di amicizia, felicità, amore e commozione che sono poi il collante che tiene unito il gruppo dall'inizio alla fine dello spettacolo.
Questo impegno in Bohème costituisce il tuo debutto al Teatro dell'Opera di Roma. Cantare per la prima volta in un teatro importante, nonostante tu sia ormai avvezzo a questo tipo di esperienza, ti dà delle emozioni e degli stimoli particolari?
Da tanto tempo aspettavo di debuttare a Roma. Avevo ricevuto molte chiamate in passato - specie quando ero all'Opera di Zurigo - ma purtroppo non ero mai libero. Avevo sempre pensato che che sarebbe stato con un altro tipo di opera che avrei debuttato qui e poi alla fine quando nel 2016 a Torino ho lavorato con Àlex Ollé ricordo bene che mi parlò di Roma e di questa coproduzione, e capii subito che sarebbe stato il mio debutto a Roma. Ho fatto di tutto per tenere libero il periodo per poter fare questa bellissima esperienza. L'emozione di un debutto in un nuovo teatro per me è sempre legata alla possibilità di lavorare con tante nuove persone, con tutti quelli che materialmente rendono possibile uno spettacolo e cioè il palcoscenico, macchinisti, attrezzisti, sartoria, maestri collaboratori e tutto lo staff del teatro. Qui ci sono molte persone davvero brave e molto simpatiche con cui ho passato un mese e mezzo bello e che penso abbia dato i suoi frutti. Mi auguro di tornare nuovamente molto presto.
Dopo questo impegno romano ti dovrai concentrare su un nuovo importante personaggio che porterai in scena per la prima volta; un autentico ruolo monstre per la corda baritonale: il Conte di Luna. Lo canterai a settembre in una nuova produzione di Trovatore all'Opera di Firenze con la direzione di Fabio Luisi e la regia di Francesco Micheli. Cosa ne pensi? Come ti stai avvicinando a questo importante debutto?
È questo sicuramente un debutto che sto affrontando con tutte le precauzioni del caso; ho iniziato a studiare il ruolo molto tempo fa e negli anni l'ho assimilato e penso digerito, comunque come ogni ruolo la cosa più importante è debuttarlo: ogni debutto vuol dire mettersi in gioco con se stessi e sicuramente con le critiche di tutti. Io so benissimo che il mio primo Marcello non era minimamente vicino al mio ultimo Marcello, e la stessa cosa vale per tutti i ruoli che un artista va a debuttare. Di solito dopo le prime 5-10 recite già il ruolo prende una prima forma ma non è niente rispetto a quello che sarà dopo 30 o 50 recite. Questo è normale!
Ho lavorato parecchio con il Maestro Luisi e so che lui mi stima molto; esperienze insieme ne abbiamo fatte al MET, a Zurigo e in Giappone e penso che questa stima mi aiuterà in fase di montaggio dello spettacolo. Voglio mettermi a disposizione per trovare il mio personaggio e per essere pronto a debuttare.
Nell'ultimo anno hai aggiunto al tuo repertorio anche il ruolo di Gianni Schicchi, cantato con successo ad Amsterdam. Per un toscano verace come te cosa ha significato questo debutto?
Gianni Schicchi per me è stata una sfida vinta, ma ho anche imparato che questo ruolo merita un rispetto grandissimo! Ho deciso di aspettare a riprenderlo perchè per adesso voglio concentrarmi a pieno sui ruoli lirici che mi aspettano mentre comunque Schicchi è un ruolo che mette alla prova gli artisti più affermati e pronti. Schicchi è davvero un one-man show, fa tutto e muove tutto in questo atto unico pucciniano; spero di riprenderlo tra qualche anno in una produzione storica magari tutta veramente incentrata sulla dialettica pucciniana e con gusto prettamente italiano sia di stage che di direzione anche perchè credo che sia un titolo in cui la conoscenza della lingua italiana e del gusto che sta dietro alla dialettica e alla frase italiana sia fondamentale. Non è solo parola e musica ma è proprio essenza, un po' come se si volesse fare Mamma Agata senza tenere conto del napoletano. Oppure se si facesse Falstaff senza tenere conto della ricercatezza del lessico che Boito ha creato traducendo Shakespeare.
Chi è il tuo Schicchi di riferimento?
Per lo studio del personaggio mi sono certamente rifatto a Leo Nucci, penso sia in assoluto il mio Schicchi preferito, sia per mimica che per gusto del personaggio. Ho avuto anche la fortuna di vederlo spesso a Zurigo nel ruolo nella bellissima produzione di Grisha Asagaroff e sotto la sublime direzione di Nello Santi.
Ma nell'ultimo anno hai debuttato anche a Parigi e Las Palmas con un altro ruolo che nella tua carriera ti sta dando tante soddisfazioni: Figaro del Barbiere di Siviglia. Come sono andate queste due esperienze?
Due Barbieri e due esperienze completamente diverse. Partiamo da Parigi, ho aspettato tantissimo per debuttare qui e alla fine è successo, ho cantato sette splendide serate in questo teatro fantastico e con un cast magnifico sotto la direzione del maestro Riccardo Frizza che ho davvero adorato. Il teatro è una vera fabbrica sforna recite: nello stesso periodo del mio Barbiere c'erano contemporaneamente cosi tante produzioni da perderci la testa. Un ambiente frenetico al pari del MET o di Vienna ma tutto procedeva davvero bene con spazio per tutti e un programma fittissimo di prove e recite.
Peccato averci lavorato in gennaio e febbraio: tra pioggia e neve alla fine sono stati cinquanta giorni a Parigi davvero lunghi e duri.
Non so quando avrò la possibilità di tornarci ma se ci sarà spero che sarà con un'opeera di Verdi e che sarà bella stagione almeno mi godrò anche un po' delle bellezze della città!
Las Palmas è stata un grandissima sorpresa, veramente un paradiso in terra; dopo l'inverno passato tra Amsterdam, Toronto, Parigi e New York mi sono ritrovato sull'isola del paradiso. La produzione e il teatro sono splendidi, Giulio Ciabatti il mio caro amico e regista ha messo in piedi uno spettacolo che ha fatto divertire e impazzire il pubblico canario, e Ulisses Jean direttore artistico ha messo insieme un cast che veramente ha realizzato un Barbiere frizzante!
Il nostro maestro Francesco Ivan Ciampa ha reso tutto ancora più apprezzabile con una bella direzione prestandosi anche a ilarità e qualche gag durante i recitativi. In più ho bissato due volte la famosa aria di apertura Largo al Factotum sia alla seconda che alla terza rappresentazione. Era la prima volta che bissavo in vita mia ed è stato fantastico. Dopo quasi un minuto e mezzo di applausi penso che ci stava di bissare e allora l'ho fatto e mi sono divertito tantissimo!
Non temi che andando su un repertorio più drammatico, potresti essere costretto ad abbandonare questo ruolo rossiniano?
Penso di no, altri baritoni in passato hanno continuato a cantare il Figaro tutta la vita, guardate Nucci, quest'anno ancora si esibirà all'arena di Verona nel ruolo e ancora canta con voce e stile i grandi ruoli del repertorio verdiano e non solo.
Io penso che il ruolo di Figaro sia una carta che un baritono ha o non ha nella sua manica, e quando un'artista ha una carta così non vuole certo smettere di giocarla ogni volta che può.
Nella prossima stagione scaligera sarai impegnato addirittura in tre diverse opere. Ce ne parleresti?
Dopo quest'anno senza Teatro alla Scala ritornerò a Milano con ben tre titoli, sono molto felice e anche ne sento la responsabilità. Ho gia oltre centodieci serate al Piermarini nella mia carriera ed è un teatro dove mi sento a casa, ma questa prossima stagione avrò la fortuna di debuttare il ruolo di Francesco ne I Masnadieri sotto la guida del M° Michele Mariotti. Con Mariotti ho lavorato anni fa a Torino prima nel Barbiere di Siviglia e poi nel Don Pasquale e ancora ricordo la grande energia e l'esperienza che già aveva; sono felice di riprendere questa collaborazione perchè so che nel repertorio del primo Verdi il maestro è davvero un numero uno.
La Manon Lescaut di Puccini sarà una prova molto difficile credo, il ruolo di Lescaut fa coppia con Marcello tra i ruoli pucciniani che non hanno la fortuna di avere già nella partitura la possibilità di un successo garantito, e quindi dovrò cercare di raggiungere il risultato usando l'esperienza che mi sono fatto in questo ruolo nel 2016 al MET sotto la guida del M° Fabio Luisi. In questa edizione della Scala tornerò a lavorare con il M° Riccardo Chailly e sono curioso di ricevere presto la versione che ha scelto per questa nuova produzione che differisce dalla edizione che conosciamo tutti. Questa sarà una opportunità per me per lavorare ancora con lui dopo Valencia 2012 con la Bohème e per misurarmi con lo spartito di Manon sotto la bacchetta del miglior conoscitore della musica pucciniana. Per me poi Lucchese doc sarà una doppia soddisfazione.
Ultima ma non in fatto di importanza la produzione di Elisir d'amore che già ho interpretato a Zurigo nel 2015 e che adesso riprenderò proprio alla Scala con un cast pazzesco! Il Belcore di Asagaroff è un tronfio Sergente che si presenta come un'ape regina in mezzo a un alveare, un vero mattatore tronfio e spesso inadeguato ma che alla fine comunque scappa con Giannetta e con un altro paio di villanelle... ci sarà da divertirsi in scena con questo Donizetti Immortale.
Considerando che alla Scala canti ormai da una quindicina d'anni, hai maturato un rapporto particolare con questo teatro?
Come detto prima, alla Scala mi sento a casa; conosco praticamente tutti fuori e sul palco, la città di Milano mi calza a pennello e mi sento molto bene a lavorare e a vivere lì. Penso di aver maturato anche un buon rapporto con buona parte del pubblico abituale che sempre mi ha spalleggiato e appoggiato nelle mie tante recite.
Posso dire di buon grado di sentirmi davvero felice di lavorare alla Scala.
Ma prima della Scala ci sarà una nuova tappa americana...
Esattamente! Il debutto in papà Germont al teatro di Palm Beach in Florida a Gennaio 2019. Questo contratto è arrivato in un momento molto importante della mia vita e io sono felice di poter mettere questo ruolo tra i miei debutti ufficiali. Chi mi conosce bene proprio fin dai miei primi esordi sa che questo ruolo l'ho gia cantato in concerto e in varie occasioni accompagnato al pianoforte o con orchestra ridotta quando ero proprio all'inizio prima di quello che io considero il mio debutto ufficiale nel 2004 a Bergamo con la Parisina. E posso dire che amavo già tanti anni fa la bellezza di questo splendido ruolo anche se oggi chiaramente ne apprezzo e comprendo anche molti altri fattori legati alla dialettica e al ruolo di questo uomo padre.
Sarà una esperienza importante e una prova anche viste le tre recite tre giorni consecutivi che fanno a Palm Beach.
Un cantante come te, in piena carriera, ogni tanto deve ancora ricorrere ad una messa a punto del proprio “motore”? Hai un “meccanico” di fiducia oppure fai da solo?
Certo! Io sto molto attento alla tecnica vocale e studio ogni giorno sul mio strumento, ho come dite voi un meccanico di fiducia ma soprattutto mi affido alla mia attenzione di ogni giorno e alla cura che ho nel vocalizzare sempre prima di usare lo strumento e anche prima soprattuto delle prove musicali e con orchestra e prima delle recite.
Poi affino e studio i ruoli con il maestro Massimiliano Bullo a Milano che dopo 40 e più anni al teatro alla Scala ha i requisiti adatti per consigliarmi sul modo di cantare e affrontare i vari ruoli e autori.
Quali sono i ruoli a cui vorresti approcciarti nei prossimi anni?
Tra tutti spero di riuscire a debuttare Renato in teatro: dopo il mio debutto in forma di concerto a Tel Aviv con il M° Zubin Mehta spero di farlo anche sul palcoscenico. Renato è un ruolo che amo per la sua eleganza e per il suo sentire per l'amore e per i valori importanti della vita umana. Spero che presto arrivi la chiamata anche per questo ruolo
Nella prossima estate riuscirai a fare qualche giorno di vacanza?
Ho preso il mese di luglio tutto libero proprio per godere di una vacanza e per recuperare le forze prima del debutto nel Trovatore. Penso che andrò nella bellissima Sicilia, adoro questa terra e adoro i profumi e il mare! Mi auguro che sarà bello e che mi potrò davvero rilassare. Ho avuto la fortuna di avere una scrittura per due recite di Barbiere a Padova e a Bassano del Grappa la prima settimana di agosto in modo che tornato dalla vacanza posso subito tornare in forma con un ruolo che adoro e che mi metterà la voce nella posizione giusta per poi cantare il conte!
Qual è il posto in cui generalmente ti rifugi quando hai bisogno di riposarti?
Se ho giorni liberi generalmente provo a passarli con i miei genitori a Lucca, dove mi sento rigenerare, è il posto dove sono nato e dove mi sento sempre a casa. E poi lì posso studiare a ogni ora del giorno e dove ho creato quasi tutti i miei ruoli.
Sfortunatamente il tempo libero non è mai abbastanza e ogni volta che posso andare da loro è sempre troppo breve ma provo sempre a goderlo al massimo.
Ti facciamo un grosso in bocca al lupo per i tuoi numerosi prossimi impegni
Crepi il lupo e un saluto a tutti i lettori di OperaClick
Danilo Boaretto