Incontriamo la Signora Serra intorno alle 19 presso la Villa Medici Giulini di Briosco.
E' reduce da una lunghissima giornata passata tra i suoi giovani allievi giunti da tutta Italia ed anche dall'estero pur di partecipare al suo master class.
Nonostante il caldo, veramente fastidioso e le energie spese durante le lezioni, ci accoglie con la simpatia che la contraddistingue e con estrema semplicità.
Ci sentiamo un po' in colpa per doverla impegnare ulteriormente al termine di una giornata già di per sè faticosa, ma nonostante la nostra disponibilità a rimandare l'intervista, ci invita ad iniziare.
Non vuole mandarci a casa a mani vuote e per questo Le siamo molto grati.
Dopo tante stagioni dedicate principalmente ai ruoli di coloratura, negli ultimi dieci anni ha orientato il suo repertorio verso un belcantismo sempre più drammatico fino alle punte estreme di Lombardi e Anna Bolena. Come sta vivendo questa nuova stagione della sua carriera e quali problemi le ha posto questa evoluzione?
Problemi nessuno perché si tratta di evoluzione naturale. Certamente con l'età e l'esperienza è normale che la voce maturi, si arrotondi e diventi più "completa".
Diventano più facili alcuni ruoli e più innaturali quelli che, magari erano naturali prima e che per altro non ho lasciato.
Ho fatto delle scelte, studio sempre, ma non ho più la volontà di seguire un certo tipo di studio che è necessario per affrontare le parti più acute e di agilità. Ci sono tante cose che una volta trovavo difficili, che ho ripreso adesso, per gioco o per scherzo, oppure perché veramente devo ricantarle e mi vengono facili. Probabilmente l'esperienza e la maturazione portano anche a questo.
Quando ha scelto di diventare cantante e interprete operistica? Potrebbe parlarci dei primi anni di studio e dei primi passi sul palcoscenico?
Da che mi ricordo, praticamente da quando sono nata, in un modo o nell'altro ho sempre cantato.
Poi mi posero la famosa domanda: "perché non studi canto? Hai una bella voce…".
E allora tentai le prime esperienze con qualche maestro, incappando nelle vicissitudini e nei problemi che anche oggi si trovano a dover superare i nostri ragazzi, fino ad aver trovato il maestro giusto nel Maestro Michele Casato con il quale ho studiato tanto. Dieci anni di tecnica. Per seguirlo mi ero trasferita a Teheran. Lui aveva degli impegni presso l'accademia della capitale iraniana (faceva il maestro di canto e cantava) e con lui ho cominciato a debuttare alcuni ruoli. Poi piano piano sono rientrata in Italia e ho cominciato da dove gli altri arrivano....per il semplice fatto che avevo già fatto la mia gavetta in un vero teatro. Ma non solo come cantante, anche come maestro suggeritore, come maestro di palcoscenico, ecc. Ho fatto un po' di tutto, non perché fossi ingaggiata per quello, ma perché a volte mancavano queste figure professionali pur essendocene reale necessità. Quindi, era proprio il mio maestro che mi diceva:"fallo tu, così impari".
E tutto questo dall'inizio del 1969 alla fine del 1976.
Chi l'ha aiutata ad avvicinarsi all'opera?
In casa, i genitori, il papà, erano tutti appassionati d'opera. E' una cosa che ho sempre sentito e penso che tutti gli italiani ce l'abbiano un po'.
Quali sono i fondamenti della sua tecnica? Come riesce ad ottenere quell'agilità flautata, legata e contemporaneamente definitissima? E il segreto delle sue celebri filature?
Celebri filature? Non saprei.... (risata), sicuramente lo studio e una tecnica quasi strumentale.
Per le agilità un po' è anche una questione di natura, comunque alla base ci sono 10 anni di studio e l'antica tecnica del bel canto italiano. La voce sempre proiettata fuori con bocca ovale dando molta importanza alla parola.
La respirazione è uguale per tutti (soprani, baritoni, tenori, ecc.), le agilità devono averle tutti e devono essere veloci perché altrimenti non sono agilità, ma "lentezze"… insomma si studia proprio come uno strumento. E ci vuole tempo, non come i ragazzi di oggi che fanno due o tre vocalizzi e vanno subito ai concorsi dove vengono regolarmente scartati.
Lei ha lasciato, sia in teatro che in disco la prova di una collaborazione grandiosa con il leggendario direttore ungherese Solti. Potrebbe parlarci del vostro rapporto?
Ah! Era una persona simpaticissima, ma terribile. Gli ho visto fare delle scenate e avevo talmente tanta paura di lui che per reazione, diventavo quasi sfacciata.
Fu forse, proprio il fatto che tutti morivano di paura vedendolo mentre io, al contrario ero sfacciata, che lo divertiva. Era proprio la disperazione della mia timidezza della mia paura che mi faceva essere così. E questo a lui piaceva: rideva. Certamente il mio modo d'essere sfacciata, lo era sempre nel massimo rispetto.
Di solito persone di grande carisma apprezzano chi è in grado di affrontarle alla pari...
Il Maestro Solti mi vide la prima volta come spettatore a Londra, poi ci ritrovammo a Chicago dove io cantavo nel "Flauto magico" e lui dirigeva dei concerti. Lo invitai a teatro, ma in quel periodo non stava molto bene e mandò la moglie e il suo segretario (Lady Valery ed il famoso Charles Cage).
Furono così gentili da venire ad ascoltarmi e per contraccambiare mi invitarono ad un concerto diretto dal Maestro Solti. Ricordo che era in camerino con la coperta sulle gambe… era già una persona anziana. Quella sera non fece entrare nessuno in camerino, nessuno tranne me. Dopo un po' di tempo.... ricordo, l'anno del Guglielmo Tell… io stavo facendo "L'occasione fa il ladro" alla Scala ed il maestro volle sentirmi.
Nelle audizioni non ho mai reso al meglio, proprio per la mia timidezza… Il M° Solti voleva solo sentire come facevo il Flauto… e come fosse il mio tedesco. Ricordo che sbuffavo perché stavo facendo l'antepiano con i costumi. Mentre mi vestivano feci due o tre vocalizzi, uscii dal camerino e molto decisa andai al quarto piano alla Scala presso la sala unica, entrai e gli dissi:
"Maestro canto adesso o mai più…" sempre con questa sfacciataggine… Cantai la prima aria e lui rimase di sasso, poi disse… "Non bisogna cantare tanto forte prima aria… No, non è necessario…", ed io: "Maestro ma lei ha presente dove mettono sempre regina a cantare prima aria? (tutto questo con accento ungherese)… E lui: "hai ragione, hai ragione…Canta come vuoi! Mi fai sentire anche seconda aria? Vuoi riposare?… vuoi bere?…" ed io: "No no!". Cantai anche la seconda aria della Regina della Notte…e lui: "Bene! Se hai qualche impegno, dimmi e ti faccio liberare! Tu fai con me in Salisburgo", a quel punto stavo morendo…. Poi riflettendo mi son detta: "Perché ti sei comportata così?... Ma sei pazza?" Era il 1991 o il 1992… e feci il "Flauto" a Salisburgo… dove tornai per il Falstaff nel 1993 (mi pare) e in quell'occasione, il Maestro raccontò ancora a degli amici ungheresi, come mi aveva conosciuto…
Gli era rimasto veramente impresso.
Un altro aneddoto simpatico fu quando si accorse che, per una recita, non avevo una bella parrucca da indossare e a mezzanotte fece cercare la costumista al ristorante…: "Signora Serra è una bella donna non dovete vestire così!". Credo che per me avesse un debole.
Con quali altri direttori ha avuto una buona collaborazione?
I Maestri Abbado, Pretre, Levine. Ho fatto dei bellissimi Mozart con il Maestro Levine, questi Mozart all'italiana proprio come piace a me. Comunque mi sono trovata bene con tutti i direttori, anche perché c'è sempre stata questa collaborazione… mi piace parlare… Mi piace discutere e chiedere, per esempio, alternative alle direttive dei registi.
Poi dopo tanti anni di carriera può essere che il rapporto con il direttore diventi più paritario… più di collaborazione…
Io non ho mai fatto la primadonna… Non ho mai voluto trattamenti speciali..né tempi speciali.. Ho sempre collaborato con i maestri per la musica… Mai le cose fini a sé stesse. Anche quando interpretavo ruoli da primadonna.
Quale personaggio ha amato di più? Domanda non facile perché ci si immagina che l'ultimo personaggio che viene portato sul palcoscenico è quello che si ama di più.
Posso dire… che io non ho mai fatto la spola da un teatro all'altro e non ho mai cantato più ruoli contemporaneamente, il ruolo l'ho creato e in quel momento l'ho vissuto… Quindi non ho mai fatto confusione tra un personaggio e l'altro e veramente ho amato quello che ho fatto.. Non ho fatto moltissimo… Tanti repechages.. non ho stracantato .. ma quello che ho fatto, l'ho fatto con piacere sempre cercando di fare musica.
C'è una produzione operistica che ricorda con maggiore piacere fra quelle che ha cantato?
Beh! Sono tante (Il Flauto e il Falstaff di Salisburgo), ma il ruolo che mi è piaciuto particolarmente è Romeo et Juliette di Gounod. Un ruolo così carico ed intenso… Le regie di Montaldo.. il Viaggio a Reims… Ho fatto delle cose grandiose… Ma ultimamente mi sento portata per queste cose più liriche… Mi piace molto trovare il personaggio…
Ha ancora il desiderio di interpretare qualche nuovo ruolo?
Sempre! Quello sempre… E' sempre uno stimolo! Io odio la routine (credo si sia capito).
Quanti sacrifici costa una carriera come la sua? Anche in termini di rinunce personali…
Tanti! La carriera è una cosa e la vita privata è un'altra. Bisogna cercarsi degli spazi all'interno della carriera, sennò alla fine non resta nulla. Sì, ville, conti in banca, ma poi? Bisogna cercare di vivere ed essere soprattutto ricchi dentro.
Quali sono i suoi miti del passato e quali esempi fra i grandi del passato ha osservato con maggiore interesse?
Tantissimi… Devo dire che oltre a Toti dal Monte e Lina Pagliughi alle quali mi avvicinano molto e ne sono ampiamente onorata, la Callas… non per la voce.. ma per quello che lei ha fatto intorno alla voce. La professionalità, la musicalità. Le interpretazioni, etc. Adesso si fa ginnastica con questi fiati interminabili che non servono a nulla… secondo me. Rosa Ponselle… Credo che la Callas si sia ispirata molto a lei. Poi è cambiato il gusto ed io per cantare certe opere ho ascoltato molto Caballè e Renata Scotto. La Caballè per i legati, la voce pura.. La Scotto per la tecnica… Il mio maestro e lei avevano studiato insieme… quindi in un certo modo per risolvere certe cose, la Scotto…
Quanto conta sapere usare l'anima nel canto?
Il canto nasce dal cervello, perché si è ingegneri della voce, si deve calcolare tutto nella voce… ma l'anima conta moltissimo. Non si può pensare che la musica sia solo matematica. Soprattutto per me, conta il personaggio… Infilare delle note una dietro all'altra senza dare l'anima non conta nulla… E' ginnastica e basta.
Il pubblico e la critica hanno influenzato in qualche modo le sue scelte?
No! Perché mi è stato riconosciuto il fatto di aver sempre fatto cose giuste per la mia voce tenendo presente che si canta sempre per il pubblico. Questo non si può ignorare: è il pubblico che conta. Ho accettato suggerimenti costruttivi che mi venivano dalle critiche. Non sicuramente critiche fatte tanto per fare. A volte il critico ha questa conoscenza musicale, ma a volte le critiche sulla tecnica vocale, mi lasciano un po' perplessa. Per parlare di tecnica vocale bisogna avere l'esperienza. Io posso accettare alcune critiche, ma come devo cantare lo so io. Poi può piacere o meno…
Adesso passiamo alla versione Luciana Serra insegnante di canto. Lei si sta dedicando molto all'insegnamento… Le da soddisfazione?
Tantissimo, anche perché sto vedendo che tutti mettono il naso nella tecnica ma ben pochi sanno quello bisogna fare. L'Italia è la patria del bel canto e non riusciamo ad avere un cantante intero… O sono stonati o ingolati o non sanno cantare o fanno un repertorio sbagliato. Con tutti questi consulenti, foniatri, etc., possibile che non ci sia un cantante sano? Le voci ci sono, ma sono scassate… Ci sono troppi maestri improvvisati! Tante persone che non hanno cantato e non sanno.. anche se non è detto che il grande nome o il grande cantante sia portato per l'insegnamento. Tanto di cappello per la carriera ma non sempre si è predisposti all'insegnamento. Non è giusto insegnare quello che si è fatto… Bisogna sapere ascoltare la gola degli altri e cercare di tirar fuori il meglio di quello che possono fare i ragazzi non di quello che vorremmo fargli fare noi. E non capisco questi insegnanti che non cantano, con a volte teorie anche giuste, ma la pratica è un'altra cosa. Ci sono insegnanti bravi, ma sono persi nel numero. Io non sono depositaria di alcuna verità… ma bisogna ascoltare il problema e risolverlo… non è possibile che non ci siano più le voci!
Quali sono le qualità che dovrebbe avere un giovane cantante che vuole intraprendere la carriera operistica?
Prima di tutto il cervello, anima e voce....e nel sangue tanta umiltà.
Danilo Boaretto