Da alcuni anni seguiamo con interesse la carriera di Leonardo Sini, giovane e talentuoso direttore di origini sarde e, dopo averlo visto debuttare con successo all'Opéra Bastille con L'elisir d'amore di Donizetti, lo abbiamo incontrato con l'obiettivo di conoscerlo meglio.
Buongiorno Leonardo. Innanzi tutto, ancora complimenti per il meritato applauso che l'orchestra dell'Opéra Bastille ti ha dedicato al termine della recita de L'elisir d'amore a cui abbiamo assistito lo scorso 9 novembre. Non capita frequentemente di vedere un'orchestra di livello, come quella della Bastille, applaudire il proprio direttore. A te è capitato dopo ogni recita di Elisir. Cosa hai provato in quei momenti e cosa hanno significato per te quegli applausi?
L’emozione di salire sul podio dell’Opera Bastille è stata incredibile! Uno dei templi della lirica mondiale con un titolo che ho sempre amato moltissimo; non potevo desiderare di meglio! La reazione dell’Orchestra è stata meravigliosa. Tutti i musicisti sono stati magnifici e la loro reazione al termine di ogni recita mi ha dato un’iniezione di fiducia e di gioia straordinarie. Aver conquistato il rispetto di Artisti di quel livello è una sfida vinta e la consapevolezza di aver fatto un buon lavoro!
Ma facciamo qualche passo indietro: sei nato e cresciuto in un piccolo paese del sassarese. Come è nato in te il desiderio di avvicinarti alla musica? Hanno contribuito i tuoi genitori ad instradarti?
Devo ammettere che essere cresciuto in un piccolo paese della Sardegna mi ha offerto l’opportunità di avvicinarmi fin da piccolissimo alla musica; come spesso accade in questi piccoli centri, la banda del Paese rappresenta uno dei centri della vita culturale e delle attività organizzate in ogni momento dell’anno. Da piccolo iniziai a frequentare la musica proprio grazie a questa realtà e lo studio della tromba fu una conseguenza naturale di quel primo approccio amatoriale alla musica.La mia famiglia, pur non essendo composta da musicisti fino a quel momento, mi ha sempre sostenuto e lasciato libero di inseguire i miei progetti ed i miei sogni. Sono stati da sempre una presenza forte ma discreta, il mio sostegno ed il mio riparo.
In seguito, hai frequentato il Conservatorio di Sassari come trombettista sino a completare il tuo ciclo di studi con questo splendido strumento a fiato. Poi cosa è successo? Come sei passato dalla tromba alla bacchetta?
Dopo il Conservatorio a Sassari sono andato a Londra, alla Royal Academy, per specializzarmi con la tromba e lì, in quell’ambiente multiculturale, pieno di giovani talenti da tutto il mondo, con musicisti straordinari con cui si condivideva la quotidianità, ho deciso che avrei voluto provare a “stare dall’altra parte”. Partecipai a diverse lezioni della classe di direzione d’orchestra e l’insegnante dell’Accademia un giorno mi fece una lezione privata e mi disse: “tu davvero non hai mai diretto prima?”; alla mia risposta negativa mi invitò subito ad iscrivermi al suo corso per sviluppare quello che lei definì un talento naturale. Da lì iniziò il mio percorso di studi che poi mi ha portato ad Amsterdam per il prestigioso Corso per Direttori del Conservatorio a cui accedono solo 2 Direttori per biennio.
Una tappa fondamentale della tua vita artistica l'hai vissuta a Budapest: ce ne parleresti?
Partecipare al Concorso Solti è stato un po', come si vede a volte nei film, una sliding door della mia vita; in quei giorni immediatamente prima del Concorso ero impegnato con altri progetti e sono stato indeciso e insicuro fino all’ultimo momento sulla volontà di andare a Budapest per la fase eliminatoria oppure no.Per fortuna, dopo una buona bottiglia di vino (!!!) ed una ottima dose di incoscienza giovanile, decisi di partire ed ebbi delle giornate di lavoro intensissime ma piene di soddisfazione!
Cosa ti ha portato la vittoria del Solti International Conducting Competition?
La vittoria del Concorso Solti mi ha dato l’opportunità di farmi conoscere da una platea internazionale di addetti ai lavori; è stato certamente un punto di svolta per iniziare il lungo e difficile cammino da “studente” a “professionista”.
La crescita professionale di un direttore d'orchestra non è cosa semplice. Hai qualcuno che ti consiglia e su cui puoi fare affidamento?
La carriera di un Direttore d’Orchestra è molto difficile agli inizi.Noi non abbiamo la possibilità di lavorare con il nostro strumento se qualcuno non ci dà l’opportunità di metterci alla prova; questo è un limite che può diventare molto frustrante e molto impegnativo.
Lo studio tecnico e musicale sono fondamentali ma poi occorre fare pratica, imparare “il mestiere”, avere occasioni, ricevere i giusti consigli e sfruttare tutte le opportunità che si presentano anche, magari, con un pizzico di sana e calcolata “pazzia”!
Ci sono certamente persone che credono in me ed a cui posso solo, da queste righe, dire grazie perché dare fiducia ad un giovane Direttore può essere una sfida ambiziosa e molto rischiosa. É una responsabilità molto importante e bisogna sempre essere riconoscenti e attenti a non tradire mai le proprie buone intenzioni e la stima che gli altri ripongono in noi.
Il tuo debutto in Italia avvenne con un'opera particolarmente complicata da dirigere: La Sonnambula nella produzione di OperaLombardia. Noi ti vedemmo sul podio proprio in una delle tappe del Circuito e per la precisione al Teatro Fraschini di Pavia. Un cantante in vista di un debutto si prepara vocalizzando, provando e riprovando la parte con un pianista accompagnatore. Invece, come si prepara un direttore d'orchestra?
Il Belcanto, in particolare Bellini e Donizetti, è un repertorio che richiede uno stile molto particolare; mai come in questo tipo di scrittura, la sinergia tra il podio ed il canto deve essere totale; l’Orchestra “costruisce” la cornice, o meglio, intesse il tappeto su cui il cantante deve potersi esprimere al meglio. Ritengo che proprio questo sia l’aspetto più complesso e delicato da gestire: lasciare la libertà al cantante di potersi esprimere nel migliore e più comodo dei modi possibili senza mai tralasciare o tradire la scrittura del compositore e l’aderenza allo stile della musica e del testo cantato.La mia preparazione consiste proprio nel cercare di conoscere la partitura a memoria non solo dal punto di vista musicale ma anche proprio del libretto in ogni sua singola parte. Mi piace poter cantare insieme al palcoscenico ogni singola riga di canto e conoscere anche la più piccola virgola che il più piccolo dei ruoli deve interpretare. Mi fa sentire “con loro”, mi dà l’idea di una simbiosi di intenti e, credo, sia una grande sicurezza per chi sul palcoscenico è in prima linea nell’affrontare ruoli impervi e difficoltà vocali molto importanti.
Un paio di mesi dopo quella Sonnambula ci siamo trovati catapultati nell'incubo della pandemia che ci ha costretti per tanto tempo nelle nostre case. Come hai vissuto quel periodo? Hai avuto qualche impegno in streaming?
La pandemia è arrivata dopo un periodo di lavoro intensissimo; subito dopo quella Sonnambula, infatti, ho diretto al Petruzzelli Un Ballo in Maschera e contemporaneamente facevo prove e recite di Boheme a Genova e mi spostavo a Firenze per il debutto in Traviata al Maggio Musicale… l’ultima recita di Firenze fu cancellata ed iniziò quello che è stato un vero e proprio baratro sociale e culturale.La situazione ha messo in crisi un sistema che oramai aveva delle sue consuetudini consolidate e che era incardinato in una routine organizzativa ben delineata.É stato un momento buio per tutti gli Artisti e per il mondo dello spettacolo più in generale; per un giovane poi che era agli inizi e che ancora si doveva consolidare è stato come vedere un castello di progetti crollare e sgretolarsi a poco a poco che l’epidemia avanzava. É stato molto frustrante. Molto logorante da un punto di vista psicologico e di organizzazione della vita.
La sofferenza, il dolore, i volti e gli sguardi degli amici, alcuni dei quali medici in grandissimo affanno, la frustrazione di non sapere cosa fare, di non vedere una luce in fondo al tunnel, il senso di impotenza e la consapevolezza che tutto sarebbe potuto finire ancor prima di iniziare veramente, sono stati sentimenti che difficilmente dimenticherò.
Spero davvero che questo momento lo si possa considerare alle spalle e mi auguro vivamente che le persone comprendano e diano fiducia alla scienza ed al grandissimo sforzo che la medicina ha messo nell’aiutarci a risolvere questa terribile emergenza che abbiamo tutti vissuto.
Nella sfortuna mi posso considerare un privilegiato perché ho comunque avuto l’occasione di dirigere dei Concerti in streaming al Teatro Lirico di Cagliari, al Carlo Felice di Genova e due opere, il Gianni Schicchi a Sassari ed il Barbiere di Siviglia a Reggio Emilia; tutte produzioni costruite per lo streaming e che hanno coinvolto moltissimi Artisti che avevano un vero e proprio bisogno culturale e concreto di tornare ad esibirsi dopo il tanto silenzio a cui siamo stati costretti.
Osservandoti dirigere dai l'impressione di possedere dei nervi d'acciaio, un po' come quelli dei piloti di Formula Uno. Sei veramente così, oppure, dietro questo portamento disteso ed elegante arde un fuoco scoppiettante?
Mi piace l’esempio dei piloti di Formula Uno che è uno sport che amo moltissimo;devo ammettere che non saprei rispondere a questa domanda. Io non mi impongo un atteggiamento in particolare; cerco di affrontare tutti gli aspetti di questa professione con serenità e con gioia. La calma e la tranquillità sono caratteristiche che mi riconosco in ogni cosa che faccio.
Questa vita affascinante da nomade richiede grande equilibrio e numerosi momenti di solitudine in cui è molto facile farsi prendere da un pizzico di malinconia. Gestire tutto con oculatezza aiuta ad incanalare al meglio le energie e ad indirizzarle verso il momento della performance che rimane comunque quello più intenso e stressante di tutti.Non saprei se i nervi sono d’acciaio ma certamente posso dire che l’ansia non si impossessa mai di me, che riesco a gestirla con grande disciplina e che non mi faccio travolgere mai da problemi e situazioni spiacevoli ma cerco di affrontare tutto risolvendo le criticità senza che queste creino ulteriori allarmismi e disagi.
Hai un gesto davvero molto bello da vedere che sarà particolarmente apprezzato dai professori d'orchestra. L'hai appreso da qualcuno oppure è nato con te e fa parte di una tua precisa calligrafia direzionale?
Grazie per il complimento!
Il gesto è un risultato di numerosi fattori; l’esperienza prima di tutto, la volontà di essere chiaro e di farsi comprendere immediatamente dai musicisti con cui si lavora; la necessità di creare un immediato feeling con Orchestre con cui magari si ha l’opportunità di fare pochissime prove o addirittura nessun incontro prima della performance… insomma è il risultato di molti elementi e di molte considerazioni.
Io ho “rubato” moltissimo da colleghi molto più esperti di me ed ho compreso che alcuni “approcci” funzionano meglio di altri, sono più efficaci, più immediati e facilitano il lavoro di connessione con gli orchestrali.
Quali autori e repertori ami maggiormente?
Può sembrare strano ma io letteralmente amo dirigere tutto! Non c’è in questo momento un repertorio, un compositore, un brano o un’opera che amo più di altri; vorrei provare, sperimentare, crescere, conoscere, studiare tutto quello che mi è possibile.
Bisogna essere onesti; a 30 anni non si può dire: “questo lo dirigo oppure questo non lo voglio affrontare”.
Alla mia età bisogna avere fame di conoscenza e di sperimentazione. Bisogna debuttare e fare esperienza; solo così ci si può creare un gusto, un’identità, una conoscenza, una “specializzazione”. Farlo “a priori” può essere limitante e poco utile.
Ti stai affermando soprattutto come direttore d'opera. É una caratteristica che accomuna soprattutto i direttori italiani probabilmente legata alla nostra storia musicale. Nei tuoi desideri c'è anche quello di avere più occasioni nel repertorio sinfonico?
Certamente essere Direttori italiani, in particolare all’estero, ci identifica molto con l’Opera Lirica che è il nostro più grande patrimonio culturale; devo dire che è straordinario poter affrontare i capolavori del Teatro musicale italiano e che è un repertorio che amo moltissimo.La parte “sinfonica” della mia carriera è certamente meno frequentata ma non del tutto assente; e per il momento questo equilibrio va bene così. L’Opera Lirica è, oltre che estremamente gratificante a livello musicale, molto “utile” come palestra e come esperienza; la tridimensionalità della buca e del palcoscenico sono un autentico banco di prova che ti sottopone ad una concentrazione e ad una tensione costanti; questa esperienza agevola moltissimo il passaggio poi al repertorio sinfonico mentre non è sempre vero il contrario.
Hai dei direttori d'orchestra che ami osservare e che consideri riferimenti?
Amo moltissimo Thomas Schippers ed Antonio Pappano; sono due Direttori d’Orchestra le cui esecuzioni trovo sempre molto fedeli al dettato musicale ma anche molto originali e personali.
Ci hanno detto che nella tua famiglia vi sono altri musicisti. É vero?
Si è verissimo. Sono il primo di 3 figli e sia mio fratello che mia sorella sono musicisti; lui trombettista, lei cornista. Da ragazzi eravamo l’incubo di tutti i nostri vicini di casa!
Quando sei a casa in un momento di relax quale musica ami ascoltare?
Di solito i momenti di relax coincidono con lo studio e quindi in realtà la musica che ascolto è quella che sto studiando in quel determinato period. Se riesco a “staccare” qualche giorno, difficilmente ascolto musica; preferisco a quel punto il silenzio, le chiacchierate con amici e familiari, le serate in compagnia dei miei affetti; preferisco insomma non avere musica ma lasciare spazio ai suoni della realtà e della vita.
E oltre alla musica cosa c'è nella tua vita? Quali sono i tuoi hobby e le tue passioni?
Sono un appassionato giocatore di scacchi, uno sport che adoro praticare in ogni momento libero che riesco a ritagliarmi; ho sempre con me una piccola scacchiera con cui intavolo partite più o meno complesse con tanti amici in giro per il mondo!
Altro grandissimo amore è la coltivazione e cura di bonsai; la loro perfezione, il loro equilibrio, la loro forza concentrata in così piccole dimensioni sono un riparo dalla frenesia della vita e dai ritmi a volte velocissimi che questa attività ci impone.
Quando poi sono in giro per il mondo, amo moltissimo affinare la mia passione per la cucina e per il vino cercando sempre di scoprire nuovi sapori, nuovi ingredienti, nuovi prodotti enogastronomici di qualità che mi aiutano a comprendere meglio la cultura di un determinato Paese.
É affascinante vedere come il vino ed il cibo siano molto simili alla musica e, per certi aspetti, siano accomunati dal fatto che l’elaborazione e l’interpretazione di una persona possano influenzarne la natura e creare dei veri e propri capolavori!
Dopo l'Elisir diretto a Parigi quali saranno i tuoi prossimi impegni?
Dirigerò Edgar di Puccini all’Opera di Budapest, debutterò poi a Piacenza nel Concerto di San Silvestro e poi arriveranno i debutti ad Amburgo con Lucia di Lammermoor, a Berlino con Aida ed a Sydney con Turandot; nella prossima primavera sarò nuovamente a Reggio Emilia per il Barbiere di Siviglia (questa volta live) in coproduzione con il Teatro Comunale di Modena…
Grazie per la piacevole chiacchierata e in bocca al lupo per i tuoi prossimi impegni.
Grazie a voi ed un carissimo saluto a tutti i lettori e gli appassionati che seguono OperaClick!
Danilo Boaretto