José Maria Lo Monaco in vista dell’inaugurazione della nuova stagione del Teatro Regio di Torino, dove vestirà i panni dell’astuta Rosina nel Barbiere di Siviglia, risponde alle nostre domande spaziando tra opera, concerti e nuovi progetti discografici.
Cominciamo la nostra chiacchierata proprio dal Barbiere di Siviglia con cui debutterai nel più importante teatro piemontese. C’è qualche nuovo aspetto di Rosina che hai scoperto grazie al lavoro fatto con il direttore, Diego Fasolis, e al regista, Pierre-Emmanuel Rousseau? Sarai una donna prigioniera o una ragazza ribelle?
Buongiorno Danilo! Ho avuto la fortuna di incontrare in Francia nella Clemenza di Tito il registra Pierre Emmanuel Rousseau, bravissimo, ed anche in questa occasione sto scoprendo degli aspetti nuovi di un personaggio, Rosina, che ho interpretato varie volte.
La sua chiave di lettura non è distante dalla mia, la nostra Rosina non è annoiata e arresa alla sua condizione ma piuttosto è una giovane donna piena di energie, consapevolmente prigioniera, forte di una dote e di un carattere che prima o poi le darà l’occasione di ribellarsi. È la prima volta che sono diretta dal Maestro Fasolis in Rossini, sfruttando ogni sfumatura cercheremo di rendere al meglio tutte le dinamiche che l’autore ha impresso in questa bellissima partitura. La mia Rosina è agile, leggera e virtuosa…pronta a spiccare il volo! (sorride). Debuttare al Regio di Torino era un mio desiderio da anni. Sono felice!
Ma facciamo un passo indietro. Possiamo dire che il tuo cuore è diviso tra Mozart e Rossini? Dopo aver frequentato l’Accademia del ROF hai esordito nel repertorio rossiniano con Cenerentola per la riapertura del Petruzzelli, poi sei stata anche Isolier nel Comte Ory alla Scala; dopo la pandemia hai privilegiato i ruoli mozartiani: nelle scorse due stagioni hai cantato Dorabella e Idamante in Italia, Donna Elvira in Belgio, Cherubino a Pechino, Sesto nella Clemenza di Tito in Francia. Tra questi due grandi compositori a chi va la tua preferenza?
Impossibile paragonare Mozart e Rossini, adoro cantare entrambi. Posso dirti che tra i ruoli che ho interpretato il mio cuore è diviso tra Cenerentola e Sesto, hanno arie bellissime e sono personaggi che vivono una storia molto profonda che nel corso dell’opera acquista sempre più spessore. Il debutto di Cenerentola a Bari, che hai citato, è una delle esperienze più importanti e formative della mia carriera. Sono stata diretta dal Maestro Evelino Pidò che mi ha insegnato molto, curando davvero ogni dettaglio della partitura rossiniana.
Riguardo Donna Elvira – personaggio che hai debuttato lo scorso anno all’Opéra Royal de Wallonie di Liège nel Don Giovanni diretto da Christophe Rousset - pensi sia una parte per soprano o per mezzosoprano? Secondo te chi è Donna Elvira e qual è la tua visione del ruolo?
Donna Elvira è un ruolo che ho amato da subito, anche per la sua drammaticità, cantare “Mi tradì quell’alma ingrada” ed il suo recitativo è una soddisfazione soprattutto in scena. Ogni volta che affronto un nuovo ruolo parto dallo studio dello spartito e sento subito se può essermi congeniale. Non è un ruolo “facile”, ma ritengo che possa essere affrontato sia dai soprani che dai mezzi con facilità in acuto, ovviamente. La scelta è della direzione musicale, dove si desidera una “tinta” più scura per ampliare la tavolozza dei colori dei personaggi femminili dell’opera, creando maggior contrasto. Così come per il ruolo di Cherubino o i ruoli così chiamati delle “seconde donne”, come le regine antagoniste ad esempio, Elisabetta nella Stuarda, Agnese del Maino in Beatrice di Tenda, Adalgisa in Norma….
La scorsa stagione hai calcato le scene dell’Opéra di Monte-Carlo e di Vienna al fianco di Cecilia Bartoli nel Turco in Italia. A che punto è Rossini al di fuori dei patri confini? Puoi raccontarci qualcosa del tuo incontro con questa straordinaria collega?
Cecilia Bartoli è un grande esempio! Ho ammirato da sempre la sua straordinaria musicalità ed espressività ma anche il rigore tecnico (nelle agilità non le scappa mai una nota!). Adesso, dopo averla conosciuta posso dire che non solo è una straordinaria collega ma anche donna gentile, premurosa e sempre presente. Lei è un perno, che crea attorno a sé, nel cast, un clima amichevole e divertente ma allo stesso tempo professionale. Rossini all’estero penso si faccia ancora troppo poco, così come Donizetti e Bellini purtroppo. Io non posso lamentarmi perchè il numero maggiore dei miei ingaggi è all’estero, Francia e Belgio ad esempio mi hanno dato tanto.
Accanto all’opera, da sempre coltivi il repertorio cameristico e ti produci in recital con pianoforte o con ensemble barocchi. Lo scorso anno la Wigmore Hall di Londra ti ha invitato per un recital, dove hai associato musiche di Monteverdi, Piazzolla e canzoni popolari siciliane… Quanto è importante il repertorio cameristico nella tua carriera e come selezioni i programmi da proporre al pubblico internazionale?
I concerti e i recital sono parte integrante della mia carriera, da sempre. Durante i concerti sento molto il contatto ravvicinato e intimo col pubblico. Per il mio debutto alla Wigmore Hall di Londra ho scelto un programma di recital non convenzionale, accompagnata da un ensemble fatto sia da strumenti moderni (sax, bandoneon, contrabbasso), e antichi (viola da gamba, tastiere storiche, liuto) con il M°Andrea de Carlo siamo riusciti a sbalordire gli inglesi e portarli nel nostro mondo! I programmi musicali che propongo devono attrarre prima me e di solito scaturiscono dall’incontro con i musicisti, quando nasce l’alchimia.
Ma forse abbiamo dimenticato di parlare di un altro dei tuoi autori di elezione: Monteverdi! Ne hai inciso l’intera trilogia, L’Orfeo, Il ritorno di Ulisse in patria e L’incoronazione di Poppea e hai collaborato con i più grandi direttori, Alan Curtis, Ottavio Dantone e Fabio Biondi in produzioni con registi del calibro di Robert Carsen, Pier Luigi Pizzi. È interessante sottolineare che all’interno di questa produzione hai cantato svariati ruoli, la Musica e la Messaggera, Penelope, e ancora Ottone e Ottavia…Hai altri progetti monteverdiani in cantiere?
Vedo che hai letto attentamente la mia biografia, grazie! Monteverdi mi ha dato tanto, il recitar-cantando ti dà la possibilità di dare importanza ad ogni parola, frase musicale, adornandola di diverse sfumature e affetti. Ho altri progetti Monteverdiani in futuro, non sono ancora uscite le stagioni ma ti anticipo che sarò nuovamente Musica e Messaggera nell’Orfeo in una nuova produzione di uno dei maggiori teatri all’estero.
Ma torniamo al tuo presente. Sei originaria di Catania, la città di Bellini, autore di cui hai già interpretato alcune opere: da Norma a Beatrice di Tenda. Qual è il rapporto con il musicista della tua città? Quale ruolo ti piacerebbe affrontare?
Bellini si fa troppo poco. Mi sento privilegiata perchè ho avuto occasione di cantare, oltre Adalgisa e Agnese del Maino anche il bel ruolo di Nelly nell’Adelson e Salvini, che canta la bellissima “Dopo l’oscuro nembo” aria che poi Bellini affida al soprano nei Capuleti con un altro testo. Torno sempre volentieri in Sicilia e a Catania, la mia città natale, anche se vivo a Milano. Negli ultimi anni non ci sono state molte occasioni; sono tornata al Bellini per interpretare l’ispirata cantata Diva Agatha di Matteo Musumeci dedicata alla Santa Patrona di Catania. Mi piacerebbe interpretare Romeo ne I Capuleti e Montecchi, ruolo che ho sfiorato varie volte ma non ho ancora debuttato.
Il tuo recente CD, All’Amore immenso, è un’interessante raccolta di brani sacri legati alle figure delle due Maria, la Madonna e Maria Maddalena, ma sin dalla copertina il tema della maternità è argomento a te evidentemente caro, dato che sei diventata mamma di uno splendido bambino da poco più di un anno. Come concili il tuo lavoro con la maternità? Si può essere artista in carriera e mamma allo stesso tempo?
Conciliare famiglia, neonato e lavoro, non è facile soprattutto nel primo anno…con il sostegno di un marito splendido, come il mio, e con la giusta organizzazione si può fare. Durante la gravidanza ho scelto di cancellare molti dei miei impegni lavorativi ma ho ripreso a cantare a soli due mesi dal parto. Ad oggi mio figlio (13 mesi) ha volato con me ben 24 volte ed è sempre con me. Conosce ogni camerino dei Teatri in cui ho cantato . Il suo sorriso è la mia forza. Abbiamo scelto questa copertina perchè descrive nel modo più sincero l’amore puro e immenso. Il disco è bellissimo, ne sono orgogliosa. Lo abbiamo inciso durante la pandemia a Lisbona con Massimo Mazzeo e i bravissimi musicisti di Divino Sospiro.
Pensando al tuo disco All’Amore immenso, imperniato su musiche di autori del Settecento napoletano, ci sorge spontanea una domanda: come riesci ad affrontare repertori tanto diversi che richiedono stili diversi, forse anche una tecnica e un’impostazione specifica?
La tecnica è una, sempre. Devo tutto alla mia insegnante, Bianca Maria Casoni, che ho conosciuto quando non avevo ancora venti anni e alla quale io mi sono affidata totalmente. Legato e morbidezza sono le parole chiave di una tecnica sana e solida che può affrontare anche repertori diversi, ovviamente con i dovuti accorgimenti stilistici.
Hai altri progetti discografici in cantiere e di cui puoi anticiparci qualcosa?
Si, proprio lo scorso settembre con Stefano Aresi e Stile Galante, nella splendida cornice della chiesa del Seminario Maggiore di Bressanone, abbiamo registrato un CD con musiche di Nicola Porpora, mottetti e Salve Regina, che l'autore aveva scritto per una delle musiciste dei famosi Ospedali veneziani, il contralto Angiola Moro. Ci sono delle primizie assolute da non perdere, l’uscita del disco è prevista tra la primavera e l'estate 2023.
Il nuovo anno accademico ti ha visto come new entry dei docenti del prestigioso Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, dove insegni Canto rinascimentale e barocco: una grande responsabilità, oltre che un grande onore. Come ti trovi in questo nuovo ruolo di Maestra? Ti piace insegnare? Che rapporto hai con le allieve e con gli allievi?
Sono onorata e felice di insegnare al Conservatorio Majella. È emozionante solcare il portone dello storico edificio dove sono passati i maggiori autori della scuola napoletana e si sono diplomati artisti illustri, a partire dal Maestro Riccardo Muti con il quale ho avuto il piacere di debuttare proprio in un’opera del Settecento napoletano, il Demofoonte di Jommelli, a Ravenna, Parigi e Salisburgo. Si chiude il cerchio. A Napoli si respira musica in ogni angolo della città, le mura del Majella trasudano arte e bellezza. Sono stata accolta con gentilezza ed empatia dal Direttore Maestro Carmine Santaniello e dai colleghi, soprattutto del dipartimento di musica antica. Con i miei allievi ho un bellissimo rapporto anche perchè sono tutti volenterosi e lavorano con entusiasmo!
Grazie per la bella chiacchierata e in bocca al lupo per il tuo futuro artistico.
Grazie di cuore a te per la bellissima intervista e… ti aspetto a Torino!
Danilo Boaretto