A dieci anni dal debutto ufficiale avvenuto nel 2012 al Teatro Filarmonico di Verona nel Pulcinella di Stravinskyj e con l'interpretazione, poco dopo, del ruolo di Isabella nell’Italiana in Algeri al Ravenna Festival, Teresa Iervolino è oggi uno dei mezzosoprani più richiesti al mondo. Il suo terreno d'elezione è dato soprattutto dal belcanto e dal barocco. Fra i più importanti teatri europei che si contendono la sua presenza, la Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera è probabilmente fra quelli che hanno dimostrato di amarla alla follia. Tra pochissimi giorni tornerà proprio su questo prestigioso palcoscenico tedesco con due dei suoi cavalli di battaglia: Cenerentola e Maffio Orsini in Lucrezia Borgia.
Buongiorno Teresa, sei nuovamente a Monaco di Baviera con due produzioni una dietro l'altra. Cominci a sentirti un po' come a casa quando sei alla Bayerische Staatsoper?
Certamente si! Non solo perché amo particolarmente questa città ma anche perché ogni volta che torno in questo teatro la grande energia che traspare dalla produzione, dallo staff, dalla sartoria, dal reparto truccatori è qualcosa che mi dà una grande carica e desiderio di dare il meglio di me.
Inoltre non posso non esprimermi riguardo l’estrema professionalità e perfetta organizzazione che questo teatro possiede: qualcosa di veramente unico.
Come si lavora alla Bayerische e, più in generale, nei maggiori teatri europei?
Alla Bayerische si lavora in maniera divina, tutto è organizzato nel migliore dei modi e le attività si svolgono con grande serenità e professionalità.
Devo però dire che ultimamente ho lavorato su me stessa trovando un maggiore equilibrio che tento di portare in tutti i teatri dove vado: ritendo che è anche dal modo con cui ci poniamo nella nostra professione che si forma il giusto ambiente di lavoro con i colleghi e l'intero staff.
Quali sono le maggiori differenze nel metodo di lavoro, se ve ne sono, che hai riscontrato tra i teatri italiani e quelli stranieri?
Non posso parlare di differenze nel metodo di lavoro perché di base ogni popolo ha le proprie peculiarità e così in tutto, anche nel lavoro. Del resto, la diversità è qualcosa di bello ed inserirsi in ambienti differenti è interessante e piacevole; ciò rende tutto come fosse la prima volta: eccitante da scoprire e vivere.
Per altro tornerai su questo importante palcoscenico tedesco con due dei ruoli che in questo primo decennio di carriera ti hanno accompagnato maggiormente dandoti grandi soddisfazioni... Sono allestimenti che conosci già?
Li conosco ed amo entrambi, seppure in modo differente. L’allestimento de La Cenerentola è forse il più bello e rispettoso del libretto e della musica che sia mai stato pensato per quest’opera; parliamo dello spettacolo firmato da regia, scene e costumi del grande Jean-Pierre Ponnelle, una vera e propria favola ricca di colori, malinconia e incanti regali.
Lucrezia Borgia invece è un allestimento più moderno di Christof Loy, dove ciò che amo maggiormente è il modo in cui viene sviluppato il personaggio di Maffio Orsini. Amo vivere la sua energia di giovane spericolato ma allo stesso tempo premonitore della storia, il più ribelle e coraggioso tra gli amici del gruppo di Gennaro ma anche il più fedele e legato al valore dell'amicizia vera e profonda.
Ma la Bayerische Staatsoper non è l'unico teatro tedesco in cui hai cantato: hai calcato, fra gli altri, anche i palcoscenici di Francoforte, Dresda e Berlino. Lavorare in Germania significa prima o poi avere a che fare con il regietheater - forma ormai diffusa anche alle nostre latitudini: cosa ne pensi a proposito?
Non ho nulla da obiettare riguardo la libertà del regista di concepire il modo di mettere in scena una determinata opera anzi, la fantasia può rendere unica quella produzione, ma ritengo di estrema importanza il rispetto della partitura ed del libretto. Dopotutto ogni opera è stata creata da un compositore e da un librettista che hanno impresso la loro storia e le loro intenzioni quindi il pensare questi capolavori deve, secondo il mio parere, pur nelle idee personali e differenti da regista a regista, sempre rispettare e considerare le volontà degli autori.
Sino ad oggi sei stata identificata soprattutto come contralto. Tu come ti definisci e come pensi che possa evolversi la tua vocalità?
Ho sempre pensato che l'identificazione specifica del proprio registro vocale ridotta a delle “etichette” come contralto, mezzosoprano, soprano, tenore, baritono o basso potesse essere riduttiva. Certamente serve controllare la conformazione delle proprie corde vocali ma le caratteristiche che definiscono una vocalità sono molte di più: colore, estensione, armonici, timbro; specifiche uniche da persona a persona. Per queste ragioni non ho mai amato definirmi solo contralto o solo mezzosoprano, perché so che ci sono ruoli perfettamente congeniali alla mia vocalità indentificati come mezzosoprano e altri come contralto; quindi, uno non esclude l'altro.
Osservandoti sui social è impossibile non notare la forte sensualità di cui sei naturalmente dotata e con la quale giochi utilizzando anche una buona dose di autoironia; una caratteristica che, a nostro parere, ti potrebbe aiutare a rendere un'eccezionale Isabella dell'Italiana in Algeri. Un ruolo che hai cantato ai tuoi inizi di carriera: ti piacerebbe riprenderlo ora?
Che dire... aspetto da tempo di poter rivestire i panni di Isabella, amo quel personaggio e quella specifica sensualità dominatrice che la distingue. Una sensualità caratterizzata sia dalla sua ironia che dal suo timbro caldo e passionale, dalla sua capacità di dominare tre uomini con il potere di una sola parola o di un solo sguardo. Spero si possa realizzare presto questo mio desiderio così da divertirmi e far divertire di nuovo il pubblico portando in scena questa frizzante, ironica, affascinante e intelligente donna.
Nel marzo del 2023 sarai ancora a Monaco per riaffrontare La Calisto di Francesco Cavalli, opera che hai già cantato nel 2019 al Teatro Real di Madrid. Non è un titolo così conosciuto: ce ne parleresti in due parole descrivendoci anche il tuo ruolo?
Si nel marzo 2023 avrò di nuovo l'enorme piacere di tornare in questo meraviglioso teatro e interpretare un ruolo che ho affrontato per la prima volta al Teatro Real di Madrid nel 2019. Quest’opera, pur se poco conosciuta, racchiude molte scene meravigliose: una delle tante proprio il duetto tra Endimione e la dea Diana, ruolo da me impersonato.
Tutta la storia è un intreccio di relazioni tra dei ed umani. Un flusso di sentimenti viscerali e animaleschi che anche gli dei provano e non riescono a controllare, come il desiderio, l'amore, l'ira, la gelosia. Anche Diana dea e protettrice degli animali, delle selve e delle donne e dea della castità sarà tentata dal forte amore e incanto che nutre per Endimione.
Quali sono i ruoli che desidereresti affrontare in futuro?
Direi che i sogni nel cassetto sono sempre tanti e che c'è tempo per tutto nella vita. Sicuramente ci sono ruoli in cui desidererei debuttare e che rientrerebbero perfettamente nel mio repertorio attuale; penso a Orfeo nell' Orfeo ed Euridice di Gluck, Malcom nella Donna del lago di Rossini, Giulio Cesare di Handel come title role. Inoltre, ho anche il grande desiderio di interpretare ruoli del repertorio francese come Carmen o Dalila che sento particolarmente congeniali alla mia vocalità ed allo sviluppo che sta seguendo. Chissà cosa mi riserverà il futuro.
Dalla tua biografia abbiamo appreso che oltre al pianoforte hai studiato composizione: hai mai pensato di comporre musica per la tua voce?
Lo studio della musica mi ha sempre accompagnato sin da quando avevo otto anni e ho avuto una gran passione anche per alcuni strumenti, ad esempio il violoncello seppure non l’abbia mai studiato. Iniziai a studiare composizione soprattutto perché affascinata dalla direzione d'orchestra. Non ho mai pensato di compormi della musica ma la creatività e ciò che può nascere dalla mente umana sotto forma di musica mi ha sempre straordinariamente incantata: sarebbe un sogno se un compositore scrivesse musica per la mia voce, un onore indescrivibile.
Il 7 ottobre verrà distribuito il nuovo cd della Messa di Gloria di Rossini diretta da Antonio Pappano, con l'Orchestra e Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, prodotto dalla Warner Music. Tu sei fra i prestigiosi interpreti di questa registrazione. Ce ne parleresti?
Lavorare con il Maestro Pappano e inoltre affiancata da colleghi come Buratto, Lepore, Spyres e Brownlee è stato entusiasmante. Il Maestro ci ha condotto in un viaggio celestiale attraverso questa indescrivibile composizione di Rossini permettendoci, grazie alla sua direzione, di ricreare tutte le sfumature e i fraseggi che questo capolavoro offre e che non mi sarei mai aspettata. Tutto ciò ha reso davvero indimenticabile questo progetto. Non vedo l'ora venga distribuito il CD e di essere una delle prime ad averlo nella mia discoteca.
Hai dato conferma d'essere una scrupolosa professionista ma dai anche l'impressione d'essere una ragazza allegra, giocosa, simpatica e semplice; non c'è il rischio che raccogliendo successi in teatri prestigiosi in giro per il mondo, si perda un po' il contatto con la realtà e ci si monti un pochino la testa? Qual è il tuo segreto per riuscire a rimanere te stessa?
Beh perdere il contatto con la realtà può essere anche qualcosa di positivo, la nostra professione ci permette di viaggiare non solo fisicamente ma anche con l'animo. Detto ciò, posso dire che non mi sono mai montata la testa e che continuo a studiare e a ricercare il modo migliore per dare tutto ciò che ho da donare dal punto di vista artistico. Continuo ad amare questo cammino senza mai dimenticarmi la famiglia, amore, l'amicizia. Rimango la ragazza che ama cucinare e ama condividere con le persone care un sorriso e un bel bicchiere di vino. Non ho un segreto per questo, come tutte le persone vivo la mia vita con le sue difficoltà e i suoi ostacoli, senza mai dimenticare il grande dono che mi è stato concesso da essa.
Andiamo un attimo sul privato: dalla tua biografia si apprende che sei nata a Bracciano ma sovente vieni definita napoletana. Ci chiarisci questo aspetto delle tue origini?
Mi sento in tutto e per tutto napoletana; infatti, ho vissuto a Bracciano pochissimo ed avevo solo tre anni quando i miei genitori hanno deciso di ritornare al proprio paese. Ci trovavamo a Bracciano perché papà lavorava lì, ma successivamente su desiderio dei miei genitori siamo tornati a vivere nel loro paese di nascita.
Nonostante la tua giovane età hai già maturato una grande esperienza: secondo te cosa bisognerebbe fare per rivitalizzare l'opera lirica in Italia e soprattutto avvicinare i giovani a questa incredibile forma d'arte e d'intrattenimento?
Credo che la cosa principale che andrebbe fatta è quella di abbassare i costi dei biglietti. Sono convintissima e lo vedo con i miei occhi che molti giovani amano l'opera e vorrebbero andare a teatro però spesso i prezzi dei biglietti sono troppo alti per lo stile di vita che oggigiorno ci si può permettere. Non bisogna rivitalizzare l'opera ma semplicemente permettere alle persone di scoprirla e di poterla amare. A volte non bisogna fare acrobazie ma semplicemente essere chiari e mostrare qualcosa che già è di per sé meraviglioso e unico.
Cosa ami fare nel tempo libero? Hai qualche hobby?
Uno dei miei più grandi hobby è quello di viaggiare. Nonostante lo faccia già tanto per lavoro, quando sono libera da impegni amo prendere la macchina e andare in posti nuovi, a scoprire angoli antichi di borghi nascosti o a passeggiare tra gli alberi e i prati. Non appena posso, vado nel luogo dove amo di più stare al mondo: al mare con i piedi sulla sabbia. Inoltre, non nego che ho una grande passione per la cucina e che nel tempo libero amo cucinare per le persone più care.
Danilo Boaretto