Harding, l’attrattiva di questa produzione, non ha deluso: fa musica in modo sublime, spazzando via certe incrostazioni di turgori sentimental-soporiferi spesso associate ad Adriana. Tesse una tela perfetta, grazie a un ordito di agogiche varie e affilate e una trama di dinamiche da grande sinfonia. Basterebbero a mostrarlo i diversi inteludi (varrebbero da soli il biglietto), per non dire dell’arco di tensione che tende gradualmente lungo il terzo atto, rendendovi funzionale anche il balletto, che culmina nella declamazione da Fedra. Una musica che si fa un prisma e rifrange innumerevoli luci e colori, ora morbidi e dolci ora gelidi. Esemplare il finale in tal senso.
La bella orchestra del Maggio suona ai massimi livelli possibili, con precisione e smalto che mi son parsi inauditi.
Le voci ci riportano sul pianeta Terra. Non male la Siri, che aiutata dalla concertazione canta spesso piano e sfumato, dando prova di classe non sempre usuale in lei; il carisma non è cosa sua, ma considerando stile e voce (la linea di canto le calza a pennello) sarebbe difficile non applaudirla. Per tutti gli altri si potrebbe rispolverare il detto ‘chi ha il pane non ha i denti’... il tenore Muehle ha volume e squillo metallico, oltre che garbo in scena, ma risulta anonimo e a tratti ricorda uno stile già vecchio 50 anni fa. Ancora peggio la Principessa della Dudnikova (vociona urlante in alto e intubata sotto, con una rara mancanza di grazia su quasi ogni frase) e del Michonnet di Alaimo (qualche buona intenzione non riscatta una voce chioccia, perennemente indietro, che al passaggio si fa strozzata e velata e scade a volte nel parlato).
Allestimento di Wake-Walker tendente al mediocre, di impianto tradizionale con qualche trovata da avanspettacolo, si dimentica già prima che cali il sipario.
Approvazione calorosa da parte del rado pubblico, con tanti ‘brava’ per la protagonista e ovazioni con battipiedi e applausi alla russa per Harding.
Adriana Lecouvreur all’Opera di Firenze
- paperino
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Re: Adriana Lecouvreur all’Opera di Firenze
La conversazione languiva, come sempre d'altronde quando si parla bene di qualcuno (Laclos/Poli).
- asklepio
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Re: Adriana Lecouvreur all’Opera di Firenze
Fiorentini, vincete le vostre remore ed accorrete in massa alle repliche di Adriana Lecouvreur. Anche soltanto la direzione di Daniel Harding vi garantisco che vale il costo (sono d'accordo che sia alto) del biglietto.
L'unico, minimo appunto che posso fargli è che a momenti copriva un po' le voci, ma ha "spremuto" la partitura di Cilea come mai sentito prima, partitura spesso poco considerata ma all'interno della quale ci sono tante cose molto belle.
L'unico, minimo appunto che posso fargli è che a momenti copriva un po' le voci, ma ha "spremuto" la partitura di Cilea come mai sentito prima, partitura spesso poco considerata ma all'interno della quale ci sono tante cose molto belle.
Prendete un'ostrica bella signora
alla buonora, alla buonora
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- UltrasFolgoreVerano
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Re: Adriana Lecouvreur all’Opera di Firenze
Dopo il Michonnet di Gobbi, ho sentito tutto! Inarrivabile. Penso che lascerò il forum.