Concordo pienamente nel vedere l'influsso manzoniano solo nel finale della seconda versione.michele_gallo_55 ha scritto: ↑13 dic 2024 18:20...le caratteristiche che tu indichi erano presenti anche nella prima versione dell'opera.
L'influsso di Manzoni è generlmente riconosciuto nella modifica apportata al quarto atto: non suicidio ma redenzione per Alvaro. Il resto da te citato è più o meno già presente nella trama del libro di Angel de Saavedra, che è vissuto nel XVIi sec.
Angel de Saavedra Duque de Rivas non visse però nel secolo XVII (se cosí fosse stato, tra l'altro, avrebbe avuto serie difficoltà per riferirsi a una guerra del secondo terzo del XVIII...), ma ben addentro al XIX: era nato sul finire del precedente e fece in tempo a vedere, a Madrid, la prima Forza. Intorno al 1845 era ambasciatore spagnuolo a Napoli e, molto probabilmente Verdi, che in quell'anno era da quelle parti per l'Alzira, lo conobbe di persona (il Saavedra, dicono, teneva il salotto culturalmente piú vivace della città); e probabilmente conobbe allora anche la tragedia Don Álvaro o la fuerza del sino, scritta nel decennio precedente.
Un dato tanto indubbio quanto raramente considerato è che le parole del coro che aprono il grande concertato dopo l'assassinio di Duncano (Schiudi inferno tua bocca ed inghiotti, scritte dal Piave nel 1846 e non derivate da Shakespeare) sono prese esattamente da quelle che don Álvaro esclama nella tragedia del Saavedra prima di precipitarsi dalla rupe (¡Infierno, apre tu boca y trágame!), súbito dopo aver liquidato il Padre guardiano con un perentorio imbécil. Quindici anni dopo, quando Piave scrisse il libretto della prima Forza il ricalco non fu cosí letterale.
A me sembra quindi probabile che quando in una léttera del 1860 la Strepponi scrisse che per Pietroburgo Verdi stava pensando a una tragedia che conosceva da gran tempo, alludesse proprio alla Fuerza del sino.