Ma per il piacere di essere quotato da teUltrasFolgoreVerano ha scritto: ↑05 nov 2024 21:09Ed allora perché lo sollevi il problema?
Mi sfugge qualcosa, perdonami.
Rheingold alla Scala, bye bye Thielemann arrivano Simone Young e Soddy
- Pruun
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Re: Rheingold alla Scala, bye bye Thielemann arrivano Simone Young e Soddy
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Re: Rheingold alla Scala, bye bye Thielemann arrivano Simone Young e Soddy
Giusto per fare chiarezza, nessuno dice questo e nessuno lo ha detto, a parte te. Ti sei inventato un argomento di comodo, ma lo hai inventato tu, nessun altro dice nulla di simile.
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Re: Rheingold alla Scala, bye bye Thielemann arrivano Simone Young e Soddy
Troppa grazia, mi confondi …
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Re: Rheingold alla Scala, arriva Soddy e l'Oro si accende di luce
Deliziosi, un minuetto di Boccherini ancor più che di Mozart,
Nel frattempo "esplode" , letteralmente e vi giuro che non esagero alla Vizzardelli, la magistrale direzione di Alexander Soddy in Rheingold alla Scala per le ultime tre repliche. Completo cambio di carte in tavola. Lasciatemi dormire poi scrivo, immaginavo la crescita ma siamo, di molto, oltre. Da così a così.
A fra poche ore di sonno per i dettagli, ma... andate, il giorno 7 (io ce l'ho in abbo) ad ascoltarlo. Io torno dopo stasera, musicalmente entusiasta (la regia può piacere o meno, io la trovo fra il modaiolo e il fantasy stupidello ma piacerà a chi legittimamente ama Tolkien, amen ciascuno crede in qualcosa oppure in nulla, siamo tutti rispettabili)
marco vizzardelli
Nel frattempo "esplode" , letteralmente e vi giuro che non esagero alla Vizzardelli, la magistrale direzione di Alexander Soddy in Rheingold alla Scala per le ultime tre repliche. Completo cambio di carte in tavola. Lasciatemi dormire poi scrivo, immaginavo la crescita ma siamo, di molto, oltre. Da così a così.
A fra poche ore di sonno per i dettagli, ma... andate, il giorno 7 (io ce l'ho in abbo) ad ascoltarlo. Io torno dopo stasera, musicalmente entusiasta (la regia può piacere o meno, io la trovo fra il modaiolo e il fantasy stupidello ma piacerà a chi legittimamente ama Tolkien, amen ciascuno crede in qualcosa oppure in nulla, siamo tutti rispettabili)
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Ultima modifica di daphnis il 06 nov 2024 12:06, modificato 2 volte in totale.
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Re: Rheingold alla Scala, bye bye Thielemann arrivano Simone Young e Soddy
Bene se riesco mi accodo domenica, cosi' saluto anche Amforstas.
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Re: Rheingold alla Scala, bye bye Thielemann arrivano Simone Young e Soddy
Perdonate l'ot, ma non sforo di molto: il Ring di Copenhagen (dir. Michael Schønwandt, reg. Kasper Bech Holten) è così imperdibile come leggo in giro? Possiedo già diversi cicli anche video (Boulez/Chereau - Kupfer/Barenboim - Mehta/Fura dels Baus - Zagrosek/vari) ma ci sono periodi in cui mi piglia una fregola da sabba (così come a distanza di tempo sono preda di attacchi di mahlerite) che posso placare, non potendo assistere agli spettacoli de La Scala, solo accumulando altra Roba alla maniera di Alberich. Il cofanetto Decca è purtroppo fuori catalogo nei canali soliti per cui andrei a cacciare su eBay, si fotta Mammona. Altri cicli più recenti (Levine-Luisi/Lepage - Runnicles/Herheim) non mi paiono altrettanto carismatici.
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Re: Rheingold alla Scala, arriva Soddy e l'Oro si accende di luce
Nuntio vobis gaudium magnum.
Habemus Directorem
Magister Alexander Soddium
La metto giù così, un po' sul cardinalizio papale, con il sorriso sulle labbra, ma è proprio vero. Fumata bianca, la Tetralogia alla Scala è salva, per adesso e se Dio vorrà per le prossime tre giornate del Ring. Abbiamo, in buca, una specie di Pappano 2. Alexander Soddy è bravissimo ed a lui simile pur differente e personale. Fa teatro su teatro su teatro, e fa suonare e suonare e suonare. e fa cantare e cantare e cantare. Un suono trasparentissimo, di acqua e di colori, un Wagner brulicante di suoni, teatrale all'ennesima potenza. Bisogna talvolta fidarsi di chi ha cultura: da mesi, leggevo su facebook sia Francesco Maria Colombo che Elvio Giudici (che non sono infallibili ma girano, ascoltano e hanno vera cultura) suggerire caldamente di andare ad ascoltare Soddy. Avevano pienamente ragione. Un grande direttore d'opera. Trasuda letteralmente teatro e lo riemana. Accende tutto di teatro, elegante e sobrio sul podio, produce un Wagner di vivezza drammaturgica insolita, vibrante di mille accensioni e di delicatezze trasparenti. Raramente mi è accaduto di "sentire" Wagner così teatrale, come se Giuseppe e Richard si sfiorassero. Soddy farà Mozart, Cosi Fan Tutte, alla Scala, e credo abbia la leggerezza di mano e il senso drammaturgico per sortirne qualcosa di notevole. Ma sarei curioso di ascoltare questa sua natura, di suono e teatro, applicata anche a Verdi.
Le cronache da Roma dissero che, a Santa Cecilia in concerto, colpì meno la fantasia. E' possibile perchè "il teatro", la musica in palcoscenico, il dramma da narrare nella maniera più appassionante, sembrano proprio il suo giardino. Ci sguazza, nel teatro in musica, con una felicità espressiva che giunge diritta a chi ascolta (esattamente quel che accade quando Antonio Pappano dirige opera: sono, mi si passi il termine, "animali da teatro").
Lo spettacolo di McVicar continua a non piacermi, per ora (quel povero Wotan costretto a strascinarsi dietro un enorme sedere di stoffa, con la lancia in mano, i calcatissimi personaggi grotteschi alla Garrone). Tuttavia, nel brulicare così teatrale e nella trasparenza sonora impressi da Soddy, il risvolto favolistico del lavoro di McVicar trova una giustificazione; a qualcuno, con diritto, piacerà.
Io ascolto, felice e sollevato, la musica stupenda, e godo di questo teatro di suoni. La compagnia di canto è stata da buona a molto buona fin dall'inizio: Soddy ha asciugato, diciamo, il 50% dei versacci grotteschi di Alberico, Mime e Loge, lasciandoli solo dove teatralmente efficaci. E il Rheingold ha, finalmente, ritrovato in musica e teatro lo spettacoloso finale che ne marca il fascino irresistibile. Soddy lo introduce con l'accordo violentissimo, squassante. Poi lo conduce in crescendo ed in trasparenza, con le ondine liquide in lontananza, poi l'ascesa sonora, calibrata, trasparente, maestosa. L'orchestra? Una meraviglia, con gli ottoni adesso vibranti, "asciugati", tesi ma non più chiassoni, bensì limpidi. Bravi: dopo una stagione pesantissima, suonare come fanno qui con Soddy, e ieri con Trevino in forma Filarmonica, dopo il magico Rosenkavalier-Petrenko, conferma che quell'award assegnato lo scorso anno è meritatissimo.
Tornerò domani sera, in abbonamento ed in ascolto frontale, dal mio posto. Con gioia e sollievo.
Habemus Directorem.
marco vizzardelli
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Magister Alexander Soddium
La metto giù così, un po' sul cardinalizio papale, con il sorriso sulle labbra, ma è proprio vero. Fumata bianca, la Tetralogia alla Scala è salva, per adesso e se Dio vorrà per le prossime tre giornate del Ring. Abbiamo, in buca, una specie di Pappano 2. Alexander Soddy è bravissimo ed a lui simile pur differente e personale. Fa teatro su teatro su teatro, e fa suonare e suonare e suonare. e fa cantare e cantare e cantare. Un suono trasparentissimo, di acqua e di colori, un Wagner brulicante di suoni, teatrale all'ennesima potenza. Bisogna talvolta fidarsi di chi ha cultura: da mesi, leggevo su facebook sia Francesco Maria Colombo che Elvio Giudici (che non sono infallibili ma girano, ascoltano e hanno vera cultura) suggerire caldamente di andare ad ascoltare Soddy. Avevano pienamente ragione. Un grande direttore d'opera. Trasuda letteralmente teatro e lo riemana. Accende tutto di teatro, elegante e sobrio sul podio, produce un Wagner di vivezza drammaturgica insolita, vibrante di mille accensioni e di delicatezze trasparenti. Raramente mi è accaduto di "sentire" Wagner così teatrale, come se Giuseppe e Richard si sfiorassero. Soddy farà Mozart, Cosi Fan Tutte, alla Scala, e credo abbia la leggerezza di mano e il senso drammaturgico per sortirne qualcosa di notevole. Ma sarei curioso di ascoltare questa sua natura, di suono e teatro, applicata anche a Verdi.
Le cronache da Roma dissero che, a Santa Cecilia in concerto, colpì meno la fantasia. E' possibile perchè "il teatro", la musica in palcoscenico, il dramma da narrare nella maniera più appassionante, sembrano proprio il suo giardino. Ci sguazza, nel teatro in musica, con una felicità espressiva che giunge diritta a chi ascolta (esattamente quel che accade quando Antonio Pappano dirige opera: sono, mi si passi il termine, "animali da teatro").
Lo spettacolo di McVicar continua a non piacermi, per ora (quel povero Wotan costretto a strascinarsi dietro un enorme sedere di stoffa, con la lancia in mano, i calcatissimi personaggi grotteschi alla Garrone). Tuttavia, nel brulicare così teatrale e nella trasparenza sonora impressi da Soddy, il risvolto favolistico del lavoro di McVicar trova una giustificazione; a qualcuno, con diritto, piacerà.
Io ascolto, felice e sollevato, la musica stupenda, e godo di questo teatro di suoni. La compagnia di canto è stata da buona a molto buona fin dall'inizio: Soddy ha asciugato, diciamo, il 50% dei versacci grotteschi di Alberico, Mime e Loge, lasciandoli solo dove teatralmente efficaci. E il Rheingold ha, finalmente, ritrovato in musica e teatro lo spettacoloso finale che ne marca il fascino irresistibile. Soddy lo introduce con l'accordo violentissimo, squassante. Poi lo conduce in crescendo ed in trasparenza, con le ondine liquide in lontananza, poi l'ascesa sonora, calibrata, trasparente, maestosa. L'orchestra? Una meraviglia, con gli ottoni adesso vibranti, "asciugati", tesi ma non più chiassoni, bensì limpidi. Bravi: dopo una stagione pesantissima, suonare come fanno qui con Soddy, e ieri con Trevino in forma Filarmonica, dopo il magico Rosenkavalier-Petrenko, conferma che quell'award assegnato lo scorso anno è meritatissimo.
Tornerò domani sera, in abbonamento ed in ascolto frontale, dal mio posto. Con gioia e sollievo.
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Re: Rheingold alla Scala, bye bye Thielemann arrivano Simone Young e Soddy
Non mi sembra che il nuovo direttore, per il quale a maggior ragione valgono le attenuanti riconosciute a Simone Young, abbia dato un'impronta particolare all'esecuzione di questa sera. Anzi, direi che la narrazione musicale mi è parsa meno cogente e compatta, nonostante i tempi leggermente più serrati, meno musicale.
Loge in grande difficoltà nel finale.
Due osservazioni:
- il vero primo violino e la vera prima viola hanno suonato nel Rosenkavalier, ma non nel Rheingold.
- credo che McVicar abbia riciclato parecchio materiale della produzione da lui curata a Strasburgo molto anni fa.
U
Loge in grande difficoltà nel finale.
Due osservazioni:
- il vero primo violino e la vera prima viola hanno suonato nel Rosenkavalier, ma non nel Rheingold.
- credo che McVicar abbia riciclato parecchio materiale della produzione da lui curata a Strasburgo molto anni fa.
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Re: Rheingold alla Scala, arriva Soddy e l'Oro si accende di luce
Trascrivo Angelo Foletto dal suo forum
Miracoli e misteri della direzione d'orchestra. Non sappiamo quanto nè quando il Maestro Alexander Soddy abbia potuto lavorare e concertare in buca sulla partitura di Rheingold. Facile immaginare pochissimo. Eppure al Teatro alla Scala, fin dal primo "affondo" sull'arcano e oscuro Mibemolle dei contrabbassi che dischiude il grande libro dell'Anello dei Nibelunghi, s'è avuta la sensazione che in buca ci fosse un'altra orchestra. Un Wagner diverso da quello delle prime serate. E che la solida esecuzione di Simone Young andasse archiviata. Le orecchie dovevano ascoltare in un altro modo.
Gli arpeggi intrecciati subito dopo in orchestra, più tersi e tesi rispetto a quanto disposto dalla precedente concertazione, presagivano un'idea interpretativa che nel corso della serata s'è rafforzata. Laddove la Young "racconta" in modo scorrevole e colloquiale, Soddy dettaglia in misura di una "sceneggiatura" teatrale e drammatica diretta della musica. Più "attuale" se vogliamo come concezione interpretativa. Non a caso tutti i cantanti hanno risposto con un'accentuazione maggiormente marcata e mordente, figurando senza eccezioni più efficaci. Ferme restando le singole tacche di livello vocale e artistico.
Ma in generale era la temperatura epica, il senso fatalisticamente drammatico e presago del Prologo - quello che non ha ottenuto riguardi particolari nella tortuosa visione registica di David McVicar - che Soddy ha fatto risaltare con naturalezza di fraseggio e articolazione. Con cura dei dettagli tematici e strumentali (lode anche alla duttile orchestra) più agganciati alla parola, sempre ariosi e smaltati. Potente ma senza tracotanza o eccessiva severità nel suono.
Gran debutto scaligero e bell'inizio per il 42enne maestro inglese. Se valgono e verranno ratificate le prime sensazioni, questa sarà la "sua" Tetralogia.
Angelo Foletto
..................................................................................................................................
Ora, non solo leggo e mi ritrovo a condividere pensiero per pensiero, sillaba per sillaba, parola per parola, vocali consonanti e punteggiatura comprese. Compresa la notazione iniziale sulla miracolosa tempistica di una concertazione di tale statura, viste le circostanze note nelle quali è nata e ha preso corpo. Ma, di più, leggendo, mi vien voglia di non scrivere più una riga in vita, per mia inadeguatezza, di fronte ad una tale serenità di comunicazione, zero spocchia e zero saccenza o esibizione di erudizione o terminologia artefatta, totali semplicità e leggibilità, che sono il contrario di chi scrive per esibire od imporre se stesso. Leggo e ritrovo come il filmato esatto e dettagliato di quel che ho ascoltato e visto nelle due repliche scaligere di Rheingold "firmato" da Alexander Soddy. Questa è cultura vissuta, ascolto vissuto, e ne sono grato.
marco vizzardelli
Miracoli e misteri della direzione d'orchestra. Non sappiamo quanto nè quando il Maestro Alexander Soddy abbia potuto lavorare e concertare in buca sulla partitura di Rheingold. Facile immaginare pochissimo. Eppure al Teatro alla Scala, fin dal primo "affondo" sull'arcano e oscuro Mibemolle dei contrabbassi che dischiude il grande libro dell'Anello dei Nibelunghi, s'è avuta la sensazione che in buca ci fosse un'altra orchestra. Un Wagner diverso da quello delle prime serate. E che la solida esecuzione di Simone Young andasse archiviata. Le orecchie dovevano ascoltare in un altro modo.
Gli arpeggi intrecciati subito dopo in orchestra, più tersi e tesi rispetto a quanto disposto dalla precedente concertazione, presagivano un'idea interpretativa che nel corso della serata s'è rafforzata. Laddove la Young "racconta" in modo scorrevole e colloquiale, Soddy dettaglia in misura di una "sceneggiatura" teatrale e drammatica diretta della musica. Più "attuale" se vogliamo come concezione interpretativa. Non a caso tutti i cantanti hanno risposto con un'accentuazione maggiormente marcata e mordente, figurando senza eccezioni più efficaci. Ferme restando le singole tacche di livello vocale e artistico.
Ma in generale era la temperatura epica, il senso fatalisticamente drammatico e presago del Prologo - quello che non ha ottenuto riguardi particolari nella tortuosa visione registica di David McVicar - che Soddy ha fatto risaltare con naturalezza di fraseggio e articolazione. Con cura dei dettagli tematici e strumentali (lode anche alla duttile orchestra) più agganciati alla parola, sempre ariosi e smaltati. Potente ma senza tracotanza o eccessiva severità nel suono.
Gran debutto scaligero e bell'inizio per il 42enne maestro inglese. Se valgono e verranno ratificate le prime sensazioni, questa sarà la "sua" Tetralogia.
Angelo Foletto
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Ora, non solo leggo e mi ritrovo a condividere pensiero per pensiero, sillaba per sillaba, parola per parola, vocali consonanti e punteggiatura comprese. Compresa la notazione iniziale sulla miracolosa tempistica di una concertazione di tale statura, viste le circostanze note nelle quali è nata e ha preso corpo. Ma, di più, leggendo, mi vien voglia di non scrivere più una riga in vita, per mia inadeguatezza, di fronte ad una tale serenità di comunicazione, zero spocchia e zero saccenza o esibizione di erudizione o terminologia artefatta, totali semplicità e leggibilità, che sono il contrario di chi scrive per esibire od imporre se stesso. Leggo e ritrovo come il filmato esatto e dettagliato di quel che ho ascoltato e visto nelle due repliche scaligere di Rheingold "firmato" da Alexander Soddy. Questa è cultura vissuta, ascolto vissuto, e ne sono grato.
marco vizzardelli
Ultima modifica di daphnis il 08 nov 2024 10:21, modificato 2 volte in totale.
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Re: Rheingold alla Scala, arriva Soddy e l'Oro si accende di luce
Parola del signore.daphnis ha scritto: ↑08 nov 2024 02:56Trascrivo Angelo Foletto dal suo forum
Miracoli e misteri della direzione d'orchestra. Non sappiamo quanto nè quando il Maestro Alexander Soddy abbia potuto lavorare e concertare in buca sulla partitura di Rheingold. Facile immaginare pochissimo. Eppure al Teatro alla Scala, fin dal primo "affondo" sull'arcano e oscuro Mibemolle dei contrabbassi che dischiude il grande libro dell'Anello dei Nibelunghi, s'è avuta la sensazione che in buca ci fosse un'altra orchestra. Un Wagner diverso da quello delle prime serate. E che la solida esecuzione di Simone Young andasse archiviata. Le orecchie dovevano ascoltare in un altro modo.
Gli arpeggi intrecciati subito dopo in orchestra, più tersi e tesi rispetto a quanto disposto dalla precedente concertazione, presagivano un'idea interpretativa che nel corso della serata s'è rafforzata. Laddove la Young "racconta" in modo scorrevole e colloquiale, Soddy dettaglia in misura di una "sceneggiatura" teatrale e drammatica diretta della musica. Più "attuale" se vogliamo come concezione interpretativa. Non a caso tutti i cantanti hanno risposto con un'accentuazione maggiormente marcata e mordente, figurando senza eccezioni più efficaci. Ferme restando le singole tacche di livello vocale e artistico.
Ma in generale era la temperatura epica, il senso fatalisticamente drammatico e presago del Prologo - quello che non ha ottenuto riguardi particolari nella tortuosa visione registica di David McVicar - che Soddy ha fatto risaltare con naturalezza di fraseggio e articolazione. Con cura dei dettagli tematici e strumentali (lode anche alla duttile orchestra) più agganciati alla parola, sempre ariosi e smaltati. Potente ma senza tracotanza o eccessiva severità nel suono.
Gran debutto scaligero e bell'inizio per il 42enne maestro inglese. Se valgono e verranno ratificate le prime sensazioni, questa sarà la "sua" Tetralogia.
Angelo Foletto
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Ora, non solo leggo e mi ritrovo a condividere pensiero per pensiero, sillaba per sillaba, parola per parola, vocali consonanti e punteggiatura comprese. Compresa la notazione iniziale sulla miracolosa tempistica di una concertazione di tale statura, viste le circostanze note nelle quali è nata e ha preso corpo. Ma, di più, leggendo, mi vien voglia di non scrivere più una riga in vita, per mia inadeguatezza, di fronte ad una tale serenità di comunicazione, zero spocchia e zero saccenza o esibizione di erudizione, totali semplicità e leggibilità, che sono il contrario di chi scrive per esibire od imporre se stesso. Leggo e ritrovo come il filmato esatto e dettagliato di quel che ho ascoltato e visto nelle due repliche scaligere di Rheingold "firmato" da Alexander Soddy. Questa è cultura vissuta, ascolto vissuto, e ne sono grato.
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