Fiducia e cautela: sono le due parole d’ordine scelte dall’Orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi per cominciare la nuova stagione, al via dal prossimo 20 settembre con il rituale concerto d’apertura alla Scala. Fiducia nella ripresa e nel ricostruire un rapporto col pubblico – attività questa già in atto grazie al successo della Beethoven Summer, il ciclo estivo dedicato ai duecentocinquant’anni della nascita del grande compositore – e cautela nella programmazione in base all’andamento dell’epidemia e delle conseguenti misure che di volta in volta verranno adottate dalle autorità.
Trapela un prudente ottimismo alla conferenza stampa di presentazione di questa nuova stagione. Filippo Dal Corno, assessore alla cultura del Comune di Milano, rievoca le scelte difficili che tutte le istituzioni hanno dovuto compiere nei mesi trascorsi: «credo che il mondo della cultura abbia dimostrato una straordinaria responsabilità, rispondendo in maniera unanime alla necessità di chiudere i luoghi della cultura agli inizi dell’epidemia. E di riprenderseli, in seguito, con una grandissima attenzione verso i lavoratori dello spettacolo e verso il pubblico». Gli fa eco Stefano Bruno Galli, assessore regionale alla cultura: «in questi mesi sono cambiate la nostra concezione della paura, la nostra idea di offrire cultura. Il successo della Beethoven Summer deve farci riflettere: all’indomani della seconda guerra mondiale a Milano sorgono due realtà artistiche, I Pomeriggi Musicali e il Piccolo Teatro. Qualcuno vede nell’arte, nella musica, nel teatro la strada maestra per uscire dalle rovine dell’umanità. Credo che questo sia un messaggio molto importante da applicare per riprendere il cammino di una comunità»
Sono tante le novità per questa nuova stagione presentate da Ambra Redaelli, presidente della Fondazione, e da Ruben Jais, direttore artistico. Una programmazione breve, con un calendario di concerti da settembre a dicembre, poi si vedrà in base all’epidemia. Un’orchestra in formato “ridotto e distanziato” alle prese con un repertorio in buona parte da loro mai eseguito, programmi dalla durata di un’ora («ci siamo accorti che questa formula sta avvicinando i giovani, ed è per noi motivo di grande soddisfazione» spiega Redaelli), e nuove serate aggiunte per permettere la partecipazione del maggior numero possibile di pubblico anche in un auditorium dalla capienza ridotta. Una bella sfida sotto tutti i punti di vista, organizzativo, economico e artistico: «Io e il direttore artistico Jais e tutto il consiglio ci siamo confrontati a lungo su come riaprire – spiega Redaelli – e il successo della Beethoven Summer ci ha dato la spinta decisiva. Ho fiducia che se le cose dovessero peggiorare questa volta saremo più preparati: stiamo lavorando e continuiamo a studiare possibili miglioramenti sull’impiantistica in uno spirito di innovazione».
«Abbiamo sempre ritenuto che laVerdi, all’interno della regione Lombardia, non abbia solo un ruolo artistico, ma anche e soprattutto di tipo sociale, per cui ci sembrava fondamentale fare sentire la nostra presenza in un momento di difficoltà»: con queste parole Ruben Jais presenta la nuova programmazione che sì, per il momento arriverà solo fino a dicembre, ma che, tra sinfonica e altri appuntamenti, darà la possibilità di ascoltare l’orchestra per sei giorni su sette quasi tutte le settimane. Tra le attività collaterali il Crescendo in musica, la rassegna Musica & Scienza che prosegue il suo cammino iniziato l’anno scorso, la stagione POPs (a cui spetta un doveroso omaggio al cinema di Ennio Morricone) e una nuova iniziativa, 2x1, un ciclo di conferenze-concerti tenute dal musicologo Fabio Sartorelli.
Una stagione ricca di “prime esecuzioni” per laVerdi, scelta così spiegata da Jais: «Ritengo che avere dei paletti, dei limiti, debba stimolare la creatività: cosa fare per rispettare le regole e il distanziamento sociale? Abbiamo strutturato una stagione di tredici concerti, nove dei quali replicati quattro volte; abbiamo suddiviso la nostra orchestra di novanta elementi in due ensemble che si alterneranno sulle produzioni: una scelta facile sarebbe stata quella di dedicarsi al periodo classico e barocco la cui orchestre richiedono organici di queste dimensioni. Ma avrebbe significato tradire la natura di orchestra sinfonica, quella che l’ha portata ad occuparsi di un repertorio che va dal barocco fino alla musica contemporanea. Invece, il limite dei trentacinque strumentisti ci ha permesso di affrontare una serie di opere che prima non avremmo potuto fare: il Taras Bulba di Janàček, la quattordicesima sinfonia di Šostakovič, la prima sinfonia di Weber…».
Si comincia dunque il 20 settembre alla Scala con Claus Peter Flor e il soprano Petra Lang: in programma i Rückert-Lieder di Mahler e il citato Janàček, e si prosegue nelle settimane successive, come al solito, all’auditorium di Largo Mahler: ancora Flor dirigerà la quarta di Mahler (in una trascrizione per orchestra da camera) insieme al soprano Anna Lucia Richter. Tra i direttori ospiti spiccano i nomi di Alpesh Chauhan, fresco di nomina come associate conductor alla BBC Symphony Orchestra, Thomas Guggeis, giovane direttore tedesco in rapida ascesa, Alondra de la Parra e Kristjan Järvi, all’esordio sul podio della Verdi. Non mancano dei graditi ritorni: Wayne Marshall e Nicholas Alstaedt a dicembre si esibiranno in due programmi che li vede nel doppio ruolo di direttore e solisti. Tradizionale concerto natalizio con il Messiah di Handel diretto come al solito da Jais alla guida de laBarocca.
Ultima novità annunciata, ma bisognerà attendere ancora un po’ per vederne gli esiti, è la nomina di Silvia Colasanti come nuova composer in residence, al posto di Fabio Vacchi. Una collaborazione che, alla luce del successo del Requiem di febbraio scorso, non possiamo che accogliere con entusiasmo.
Programma completo sul sito de laVerdi
Emiliano Michelon