La notizia della designazione del nuovo direttore musicale del Regio di Torino è giunta mercoledì scorso improvvisa ed inaspettata. Ad oltre sei anni e mezzo dall’addio di Gianandrea Noseda e del periodo di profondo buio (economico, artistico e di immagine) attraversato dalla fondazione di Piazza Castello, la nomina di Andrea Battistoni conferma il trend positivo del teatro avviato già da qualche anno.
A differenza di cinquant’anni fa quando, in prossimità dell’inaugurazione del nuovo Regio si trattò la questione di un responsabile musicale, si è ora deciso di puntare su di un giovane, su di un ex enfant prodige di trentasette anni. Allora infatti il nome di Riccardo Muti fu scartato perché – atti alla mano – ancora troppo in verde età (l’ottusità dei dirigenti sembrava ignorare che il maestro avesse già debuttato al Festival di Salisburgo, fosse da tempo alla guida del Maggio Musicale e stesse per assumere la titolarità della Philarmonia di Londra succedendo a Klemperer).
Veronese, classe 1987, originariamente diplomato in violoncello e in breve tempo, auspici Ennio Nicotra e soprattutto Gabriele Ferro e Noseda, Andrea Battistoni ha fatto il proprio debutto operistico nel 2008 con una Bohème a Basilea. Artista a tutto tondo (compositore di due lavori teatrali e di una cospicua produzione orchestrale, da camera e per strumenti solisti), rivelatore delle sue potenzialità fu l’Attila diretto nel 2010 nel teatrino di Busseto nell’ambito del Festival Verdi. Si trattava del primo incontro con Verdi e, presente a quella serata, ricordo la mia meraviglia per l’autorevolezza già così ben definita del maestro allora ventitreenne. Di lì seguirono debutti in alcuni casi un po’ in anticipo sui tempi: alla Scala (nel 2012 con Le nozze di Figaro nella ripresa dello storico allestimento di Strehler), i concerti con la Filarmonica e poi a seguire altri appuntamenti nei maggiori teatri ed istituzioni musicali del nostro paese e straniere.
Nel biennio fu 2011/2012 fu Primo direttore ospite al Regio di Parma, poi nel 2014 nel medesimo ruolo approdò al Carlo Felice per divenirne poco dopo Direttore Principale. L’assunzione di incarichi istituzionali fu così per Battistoni occasione di crescita e di formazione con l’opera. In alcuni casi le scelte furono un po’ affrettate (Falstaff a Parma nel 2011 oppure i concerti brahmsiani con la Filarmonica scaligera) ma significativi furono gli incontri con Verdi, del quale il maestro ha diretto non unicamente i maggiori titoli ma anche quelli più desueti (oltre ad Attila citiamo Luisa Miller e Stiffelio) e l’amato Puccini. Parimenti sul versante sinfonico, con la presenza presso prestigiose orchestre (oltre alla Filarmonica della Scala, ricordiamo l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai) e la predilezione per gli autori russi, Battistoni ha in breve maturato la propria personalità interpretativa giungendo negli ultimi mesi del 2016 al riconoscimento di Chief Conductor della Filarmonica di Tokyo.
Giovane sensibile alle innovazioni tecnologiche e alla comunicazione, il nostro maestro è attivo nel trasmettere la così detta musica classica o colta (sappiamo però che lui non ama simili classificazioni) in un modo innovativo e, ci auguriamo, efficace per formare il pubblico di domani. D’altronde la sua curiosità lo ha portato a numerose collaborazioni con artisti internazionali del panorama rock, pop, jazz e dance (ci limitiamo a ricordare Brian May, Pat Metheny, Makoto Ozone, Jeff Mills, Whitfield Crane, Lee Richards e Tim McMillan). Scrivendo il libro “Non è musica per vecchi” (pubblicato nel 2012), Battistoni ha voluto raccontare la propria esperienza proponendo un percorso di avvicinamento musicale con la possibilità di ascolti interattivi (attivabili con il QR Code).
In questi ultimi anni il pubblico torinese ha avuto più volte modo di conoscere il direttore sia in più occasioni al Regio (la passata stagione con Bohème e il prossimo Giugno con Andrea Chénier) sia con la compagine di Via Rossini (a Gennaio potremo ascoltarlo in un raro e variegato programma con Le baruffe chiozzotte di Sinigaglia, le Variazioni su un tema rococò di Čajkovskij e la Terza sinfonia di Saint-Saëns). La sua nomina va ora a colmare un grave vuoto nell’organigramma del Regio; a lui toccherà dare una precisa fisionomia e identità alle compagini artistiche del teatro (da troppo tempo “nave sanza nocchiere in gran tempesta”) con la consapevolezza che unicamente così sarà possibile tornare ad avere una visibilità internazionale. Auguri maestro.
In allegato comunicato stampa del Teatro Regio di Torino e la biografia di Andrea Battistoni
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Lodovico Buscatti