Nella suggestiva cornice del Chiostro del Real Collegio Carlo Alberto, a Noli paesino annoverato come uno dei Borghi più belli d'Italia, si è tenuto uno degli eventi più attesi del Noli Musica Festival edizione 2014.
Per l'occasione Matteo Peirone, Direttore Artistico della sezione “Lirica” del Festival, ha ideato e fortemente voluto realizzare una interessantissima rielaborazione dell'opera “Traviata” del celebre Maestro bussetano.
Nell'edizione andata in scena, i ricordi di Alfredo Gérmont a 40 anni dalla morte di Violetta Valéry, si materializzano. Alcune note dello stesso Matteo Peirone, riportate nel programma di sala, spiegano: “i ricordi prendono vita e la festa diventa davvero festa, il brindisi davvero brindisi, L'amore e la morte ancora una volta intrecceranno le loro storie”. Vengono così puntati i riflettori su Alfredo e quindi sui terribili tormenti di una vita vissuta nel dolore per la perdita dell'amata Violetta. Alla prosa del racconto in prima persona di Alfredo (ovviamente anziano) si alternano i momenti musicali più significativi dell'opera che raccontano le vicende di Violetta.
I testi scritti con prosa scorrevole e raffinata da Matteo Peirone hanno evidenziato un grande potere coinvolgente nei confronti del pubblico, o forse sarebbe meglio dire, travolgente dato che a molti dei presenti luccicavano gli occhi per l'emozione della vicenda che si dipanava appassionatamente davanti a loro. (qui il video con la genesi dello spettacolo descritta dallo stesso Peirone).
Tutto questo è stato reso possibile dal lavoro accurato di Peirone ma anche grazie all'ottima interpretazione di tutti gli artisti coinvolti, a cominciare proprio dalla parte recitata assegnata a Giuseppe Riva; conosciuto sino ad oggi come bass-baritone dall'importante carriera internazionale vissata al fianco dei più grandi Direttori e interpreti degli anni 80/90 (grande specialista dei ruoli di fianco) il baritono di Vaprio d'Adda, da qualche tempo, si sta dedicando alla prosa dimostrando notevole talento.
Le capacità di Riva ci hanno letteralmente lasciato a bocca aperta: che la voce fosse tonitruante e timbrata lo sapevamo da anni (forse si sarebbe potuto evitare di microfonarlo) ma in questo caso ci hanno sorpreso la dizione perfetta, il notevole piglio drammatico e la straordinaria espressività. Ma va detto anche della grande mimica facciale che ha contribuito moltissimo a trasmettere al pubblico la disperazione, il dolore e il rimpianto dell'uomo ormai anziano che riviveva in ogni dettaglio la sua tormentata storia d'amore (qui il video contenente, quasi integralmente, la parte recitata da Giuseppe Riva).
Le parti recitate si fondevano con gli interventi musicali interpretati da due giovani cantanti, Stefania Delsanto (Violetta primo atto) e Oreste Cosimo (Alfredo) e da due validi e esperti artisti come Linda Campanella (Violetta secondo e terzo atto) e Marzio Giossi (papà Gérmont).
Stefania Delsanto, fresca di laurea ha disegnato una Violetta abbastanza corretta vocalmente e dotata di una bella voce anche se un po' acerba interpretativamente. A lei va dato senz'altro il merito di aver parzialmente sostituito più che dignitosamente Linda Campanella; quest'ultima, ancora convalescente e reduce da venti giorni di antibiotici per una brutta forma influenzale contratta durante una tournèè in Estonia, ha preferito non compromettere la guarigione, lasciando la grande scena del primo atto alla sua giovane collega.
Il secondo e terzo atto sono stati interpretati invece in maniera strepitosa dalla già citata Linda Campanella, la quale è risultata interpretativamente intensa (a tratti davvero commovente) e vocalmente perfetta in virtù di una tecnica ineccepibile. Una Violetta matura quella dell'artista savonese, che scava a fondo nell'animo del personaggio rendendo i suoi interventi particolarmente coinvolgenti. L'attendiamo con vivo interesse al debutto nel ruolo protagonista di “Betly” al Donizetti Festival di Bergamo del prossimo autunno.
Oreste Cosimo indossava i panni di Alfredo. Questo tenore molto giovane ma tecnicamente già molto sicuro, ha disegnato il personaggio mettendo in risalto, con la necessaria veemenza, i sentimenti contrastanti di un ragazzo profondamente innamorato di una donna vissuta, senza tralasciare di evidenziare con la giusta dolcezza i momenti più struggenti. Senz'altro dotato del physique du rôle, dal punto di vista vocale si è comportato molto bene, anche grazie ad una bella voce da schietto tenore lirico con acuti apparentemtene facili e brillanti. Notevole l'ultima scena dell'opera cantata da Cosimo con grande intensità, soprattutto la frase ripetuta durante la morte di Violetta: “No, non morrai, non dirmelo,déi viver, amor mio... a strazio così terribile qui non mi trasse iddio”, eseguita con notevole coinvolgimento emotivo in linea con il palpabile e crescente pathos.
Marzio Giossi ha timbro, accenti e fraseggio da autentico baritono “verdiano”, doti che per l'occasione gli hanno consentito di delineare un convincentissimo Giorgio Germont. Oltre all'aspetto vocale, del quale abbiamo apprezzato sia i gravi che le note più acute a fuoco e molto sonore, vanno sottolineate le doti interpretative e la capacità del baritono bergamasco di calarsi nel personaggio. Il difficile “Di Provenza....” , solitamente “a rischio” di esecuzione “piatta” è stato eseguito con un fraseggio notevole e con tutte le sfumature richieste dalla parte.
Il tutto era accompagnato dall'ottimo Noli Festival Ensemble con Livia Hagiu al violino, Claudio Giacomazzi al violoncello e coordinati dal bravissimo Andrea Albertinial pianoforte. Anche loro hanno contribuito in maniera importante, con il suono pulitissimo dei loro strumenti e con l'espressività della loro esecuzione, alla perfetta riuscita della serata.
Alla fine meritati applausi e autentiche ovazioni per tutti gli artisti da parte del pubblico che assiepava il piccolo suggestivo chiostro. Chiostro che per l'occasione, con pochi elementi scenografici e a costo praticamente “zero” (un piccolo scrittoio dotato di penna e calamaio, una antica dormeuse, luogo di sofferenza di Violetta, un piccolo giardino di camelie con una panchina in ferro battuto bianco e un piccolo altarino con l'immagine di Violetta illuminato da tante lanterne) era stato abilmente trasformato in un'ambientazione Parigi fin du Siècle.
Ci auguriamo vivamente che la vita di questo geniale spettacolo non si concluda con questo successo bensì possa trovare spazio in altri luoghi d'Italia. A nostro avviso sarebbe perfetto per quei teatri che contemplano alcune proposte per le scuole.
Susanna Toffaloni