Il Re | Romano Dal Zovo |
Amneris | Violeta Urmana |
Aida | Anna Pirozzi |
Radamès | Yusif Eyvazov |
Ramfis | Vitalij Kowaljow |
Amonasro | Luca Salsi |
Un messaggero | Antonello Ceron |
Sacerdotessa | Francesca Tiburzi |
Primi ballerini | Beatrice Carbone |
Petra Conti | |
Gabriele Corrado | |
Direttore | Jordi Bernàcer |
Regia e Scene | Franco Zeffirelli |
Costumi | Anna Anni |
Coreografia | Vladimir Vasiliev |
ORCHESTRA, CORO, BALLO E TECNICI DELL’ARENA DI VERONA | |
Maestro del Coro | Vito Lombardi |
Coordinatore del Ballo | Gaetano Petrosino |
Direttore Allestimenti scenici | Michele Olcese |
L’enorme piramide dorata ideata nel 2002 per gli spazi areniani da Franco Zeffirelli torna ancora una volta a prendere posto in anfiteatro con le originali coreografie di Vladimir Vassiliev che comprendono un Ballo di oltre 50 elementi.
Un kolossal dunque che si è scelto di riproporre, giustamente, come è stato creato.
Intorno alla piramide rotante dorata si raccoglie dunque tutto un mondo di cui si dimentica, a parte naturalmente i motori del dramma, scopo e funzione. Uomini uccello, arcieri, mori, sacerdotesse tutti danzano e si muovono come in un grande film in cinemascope e lo scopo della vecchia coreografia, qui ben ripresa da Beatrice Carbone, era proprio quello.
Ma, dipanato con coerenza, l’antico rito areniano funziona ancora ed emoziona, anche grazie ad un cast di artisti di livello e danzatori esperti uniti da un Direttore che tiene salde le carte in mano.
Aida, com’è noto, è opera di intime passioni e conflitti e quando si riesce a farne emergere la profondità e potenza, specie in uno spazio come quello areniano, lasciando il gigantismo all’ambientazione scenica, si è già fatto un’operazione potente.
Così in arena l’altra sera era evidente e chiara la divisione di piani e spessori drammatici e altrettanto chiaramente i conflitti ne scaturivano potenti.
Anna Pirozzi nel personaggio di Aida riusciva a ben tratteggiare il suo personaggio con giusto bilanciamento timbrico, calibrando la sua vocalità con teatralità e spessore drammatico. Sempre attenta ad accento e fraseggio, l’artista riusciva a trasmettere tutta la dolente espressività della schiava senza ridurla però a mera statuina. Così anche le sue filature risultavano sempre solide, espressive e drammaticamente convincenti e non si risolvevano in mero esercizio tecnico.
Il tenore Yusif Eyvazov, impegnato nel personaggio di Radames, ha risolto brillantemente il suo ruolo, mostrando come e quanto una tecnica intelligente ed una sapiente espressività possano a volte essere preferibili ad un timbro di sfolgorante nitore. La vocalità dell’artista è molto teatrale, ricca di armonici e vibrante e viene usata con intelligenza e sobrietà, cosa non da poco. Così il guerriero lascia spazio al giovane uomo ed alle sue paure rendendo il personaggio teatralmente completo.
Il mezzosoprano Violeta Urmana, pur minata da un’improvvisa indisposizione nel corso della pièce, si è comportata comunque al meglio delle sue possibilità, disegnando una principessa Amneris di tutto rispetto che forse solo sotto il profilo espressivo mostrava la sua fragilità.
Il baritono Luca Salsi, nel ruolo di Amonasro, tratteggiando con estrema cura e completezza il suo personaggio, mostrava con semplicità quanto non sempre una bella vocalità debba essere sinonimo di scarsa espressività.
Tonante ma privo della richiesta solennità il Ramfis delineato dal basso Vitali Kowaljow mentre composto e professionale si poneva il basso Romano dal Zovo nel personaggio del Re.
Completavano il cast Antonello Ceron (un messaggero) e Francesca Tiburzi (sacerdotessa).
Ottimi i danzatori Beatrice Carbone, Petra Conti e Gabriele Corrado così come tutto il Ballo coordinato da Gaetano Petrosino.
Ottimo il coro dell'Arena diretto dal M° Vito Lombardi.
Il M° Jordi Bernàcer alla guida dell’orchestra della Fondazione dirigeva con grande raffinatezza, riuscendo a far emergere giuste dinamiche e colori, pur mantenendo una giusta calibratura con il palcoscenico con un risultato davvero di tutto rispetto .
Aida, restituita al suo giusto equilibrio tra intimismo e maestosità, sembrava così rinascere emozionando il pubblico che gremiva l’anfiteatro e che al termine salutava artisti e Direttore con calore.
La recensione si riferisce alla recita del 23 giugno 2018.
Silvia Campana