Conte d'Almaviva | Andrei Bondarenko |
Contessa | Ekaterina Sadovinikova |
Susanna | Stacey Alleaume |
Figaro | Paolo Bordogna |
Cherubino | Anna Dowsley |
Marcellina | Dominica Matthews |
Dottor Bartolo | Richard Anderson |
Don Basilio | Benjamin Rasheed |
Don Curzio | Graeme Macfarlane |
Barbarina | Kate Amos |
Antonio | Andrew Moran |
Prima cameriera | Phoebe-Celeste Humphreys |
Seconda cameriera | Anna Whitney |
Direttore | Guillaume Tourniaire |
Regia | David McVicar |
ripresa da | Andy Morton |
Scene e costumi | Jenny Tiramani |
Luci | David Finn |
Opera Australia Orchestra | |
Opera Australia Chorus |
Allestimento molto tradizionale, sebbene ricco di verve, quello pensato per le mozartiane Nozze di Figaro da David McVicar e proposto quest’anno all’interno della stagione dell’Opera Australia di Sydney: uno spettacolo sì pieno di riferimenti e scherzi a sfondo sessuale, ma sempre trattati con leggerezza e levità.
La stanza che il Conte ha assegnato a Figaro ha le pareti ormai ingrigite, un letto con tanto di materasso posto al centro e una serie di ceste di vimini in un angolo, contrariamente a quanto accade, invece, ovviamente per quella della Contessa che possiede un’alcova a baldacchino e mobilio di pregio. Colonne e grandi finestre caratterizzano il nobile salone all’interno del quale si svolge il terzo atto, ambiente che, con pochi tocchi, si muta durante il quarto e ultimo in un portico signorile aperto sul giardino.
Molto ricercati i costumi settecenteschi di Jenny Tiramani la quale veste la servitù di color blu fiordaliso e l’aristocrazia di seta dai toni ora tenui e delicati, ora brillanti; belle le luci di David Finn che sfruttano ampiamente le grandi finestre dalle quali sembra penetri nei vari ambienti la luce del sole. Abilissima la regia nel creare situazioni comiche e piccoli siparietti che suscitano le frequenti risate del pubblico, ma che mai degradano nel macchiettismo fine a se stesso, dimostrando come, anche all’interno della pura tradizione, si possa ancora creare uno spettacolo vitale e divertente pur non trascurando quegli aspetti sociali in evoluzione che già Mozart evidenziava.
Tutto di alto livello il cast: Paolo Bordogna incarna un Figaro che domina la scena con il suo carisma, la sua ironia e una baldanza da vero mattatore. Il personaggio è magistralmente delineato con garbo ed arguzia, il fraseggio appare curatissimo e di grande eleganza, ottime la proiezione e la sonorità dello strumento; i recitativi mostrano un’attenzione alla parola e al dettaglio davvero non comuni.
Al suo fianco Stacey Alleaume, al suo debutto nel ruolo, è una spigliatissima Susanna sicura di sé e dotata di un irresistibile sorriso: molto buone le agilità, estremamente naturali gli acuti, notevole la capacità interpretativa per una prova complessivamente davvero ragguardevole.
Estremamente malinconica la figura della Contessa incarnata da Ekaterina Sadovnikova che, oltre ad esibire uno strumento dal bel timbro squillante, brilla anche per dolcezza di emissione.
Magnetico nella sua baldanza il Conte lungocrinito di Andrei Bondarenko, il quale evidenzia una voce possente, una solidissima tecnica di emissione e un legato davvero eccellente.
Grande intelligenza musicale per Anna Dowsley che veste i panni di un vivacissimo Cherubino dotato di una voce di tutto rispetto, dalla timbrica ricca di colori e sfumature, eccellente nel fraseggio e dal registro superiore facile e brillante.
Di gran vaglia anche le parti di contorno: l’altera Marcellina di Dominica Matthews, il Dottor Bartolo di Richard Anderson e l’insinuante Don Basilio di Benjamin Rasheed. Una menzione particolare per la Barbarina di Kate Amos dotata di grande nitore vocale. Con loro: il Dottor Curzio di Graeme Macfarlane e l’Antonio di Andrew Moran.
Felice e brillante la direzione di Guillaume Tourniaire che ben conduce l’Opera Australia Orchestra, sottolineando soprattutto l’aspetto di serenità presente nell’opera, sul quale puntano anche le scelte registiche. I tempi risultano piacevolmente serrati, soprattutto nell’ouverture e nel finale, così da evidenziare con arguzia il turbinio di eventi che si sussegue durante la folle giornata senza però che vengano trascurati gli aspetti più intimi. Pregevoli lo slancio e l’energia con cui Tourniaire fa eseguire la partitura, cercando anche di lanciare uno sguardo sempre vigile al palcoscenico.
Ottima la prova dell’Australia Opera Chorus, sempre compatto e omogeneo negli attacchi. Pubblico festante ed entusiasta sul finale e durante l’esecuzione dell’opera.
La recensione si riferisce alla recita del 2 novembre 2019.
Simone Manfredini