Direttore e violoncellista | Luigi Piovano |
Camerata Strumentale Città di Prato | |
Camille Saint-Saëns | |
Concerto n. 1 in la min. op. 33 per violoncello e orchestra | |
Felix Mendelssohn-Bartholdy | |
Le Ebridi, ouverture op. 26 | |
Felix Mendelssohn-Bartholdy | |
Sinfonia n. 4 in la magg. op. 90 "Italiana" |
Uno dei "pezzi forti" del repertorio concertistico per violoncello e orchestra (oltre ad altri fra i quali ad esempio si potrebbero citare almeno i lavori di Schumann, Dvorak e Lalo) è il Concerto n. 1 che Camille Saint-Saëns scrisse negli anni 1872-1873 e che fu dedicato allo strumentista belga, nonché apprezzato didatta dello strumento, Auguste Tolbecque. La soggiogante vena melodica, le caratteristiche espressive del brano unite alla possibilità per il solista di esibirsi in un pezzo di gran fascino ne fanno uno dei cavalli di battaglia più amati da violoncellisti e pubblico.
Luigi Piovano, musicista multiforme che alterna il suo strumento al podio, ne dà un'interpretazione maiuscola, tutta lirismo e fremiti: bella cavata, ottima intonazione, gran padronanza tecnica, anche se è costretto in questa serata pratese anche all'ingrato compito di dirigere l'orchestra. Ingrato perché per un cellista, che ovviamente deve essere rivolto verso il pubblico, vuol dire volgere le spalle ai professori della compagine che sta dirigendo.
Piovano ottempera al doppio compito con maestria cavandosela piuttosto bene, con accenni, sguardi, movimenti della testa che gli orchestrali ovviamente percepiscono dal di dietro. Forse se sul podio avessimo auto un'altra persona Piovano si sarebbe potuto dedicare con meno patemi d'animo al suo strumento, ma questo "dualismo" si è svolto con una certa efficienza e la prestazione solistica non sembra averne risentito. Unico piccolissimo appunto che potremmo fare all'illustre solista è che talvolta difetta un poco di "peso sonoro" e di mordente, ma ciò va ricondotto evidentemente alle caratteristiche strumentali ed espressive del musicista oltre ai caratteri del suo bellissimo violoncello.
Felix Mendelssohn intraprese i suoi viaggi in Scozia e per l'Europa nel 1829 e del suo peregrinare sono fulgidi esempi le due composizioni in programma, l'Ouverture Le Ebridi e la Sinfonia n. 4 "Italiana". Inutile dire quanto il "viaggio in Italia" sulle orme di Goethe fosse un must romantico, e nel caso del musicista di Amburgo fu foriero di pagine meravigliose e tra le più apprezzate dal pubblico di ogni latitudine.
Luigi Piovano non sembra ricalcare le orme di solisti per così dire "improvvisatisi direttori" ma mostra una cura nella concertazione davvero interessante. La sua lettura di Mendelssohn è certo scorrevole e vitalistica (mi riferisco inevitabilmente al primo e al quarto movimento Saltarello della sinfonia "Italiana") ma ottiene anche finezze e bei colori dalla Camerata Strumentale Città di Prato che, a parte qualche piccolo inciampo, si comporta davvero bene seguendolo con entusiasmo.
Successo calorosissimo, con due bis, uno di Nicola Piovani e una preghiera ebraica per ricordare il Giorno della Memoria che si celebra il 27 gennaio.
La recensione si riferisce al concerto del 25 gennaio 2018.
Fabio Bardelli