Lisinga | Jessica Pratt |
Demetrio-Siveno | Cecilia Molinari |
Demetrio-Eumene | Juan Francisco Gatell |
Polibio | Riccardo Fassi |
Direttore | Paolo Arrivabeni |
Regia | Davide Livermore |
ripresa da | Alessandra Premoli |
Scene e costumi | Accademia di Belle Arti di Urbino |
Luci | Nicolas Bovey |
Maestro del coro | Mirca Rosciani |
Filarmonica Gioachino Rossini | |
Coro del Teatro della Fortuna M. Agostini |
Scritto da Rossini in età ancora adolescenziale (l’autore retrodatandolo afferma di averlo concepito addirittura a tredici anni), il Demetrio e Polibio ebbe come destinataria la famiglia Mombelli che il pesarese conobbe probabilmente a Bologna nel 1810.
Domenico Mombelli, tenore di successo, affiancato dalle due figlie Ester e Anna, rispettivamente soprano e contralto, era a capo di una troupe molto particolare legata ad una parentela tutta immersa a vario titolo nel mondo della musica; a completare il quadro si aggiungeva poi Ludovico Olivieri, amico di famiglia, che interpretava il ruolo di basso.
Il Demetrio e Polibio, giudicato da Stendhal un capolavoro, ebbe una genesi inconsueta e non unitaria, in quanto al compositore vennero affidati in ordine sparso brandelli di testo composti da Vincenzina, moglie di Domenico, che il giovane maestro mise di volta in volta in musica, fino alla realizzazione di un’opera completa che apparve per la prima volta sulle scene al Teatro Valle di Roma il 18 maggio 1812, evento cui però Rossini non presenziò.
La mancanza di unitarietà del libretto, la fragilità della trama e una certa sua fatuità vengono ampiamente e felicemente superate dal regista Davide Livermore, in questa ripresa curata da Alessandra Premoli di un allestimento datato 2010, ambientando la vicenda nel retropalco di un teatro dove si è appena svolto un recital di canto.
Una volta spente le luci prendono vita i fantasmi dei personaggi, ognuno accompagnato da un proprio ‘doppio’, i quali inscenano una rappresentazione che non risulta mai scontata, immersa com’è in un’atmosfera quasi fiabesca, fatta di oggetti che volano, fiammelle che si accendono nelle mani dei protagonisti e giochi di specchi. Tutti particolari che aggiungono poeticità ai deboli sentimenti di figure che altrimenti non avrebbero spessore.
Ecco dunque padri e figli inseguirsi quasi all’infinito in mezzo a una folta schiera di abiti di scena, interrotti solo a tratti nel loro vagare da alcuni pompieri muniti di torce e incaricati di sorvegliare il teatro. Il lieto fine, che corona la vicenda, vede i fantasmi ritirarsi nel momento stesso in cui il palcoscenico riprende la propria normale attività con l’arrivo del giorno successivo.
Di altissimo livello tutto il cast. Jessica Pratt si impone sulla scena come una splendida ed elegante Lisinga. L’estremo virtuosismo della parte le consente di evidenziare appieno le ottime capacità vocali, coronate da un timbro luminoso e terso. Acuti e sovracuti svettano cristallini, magistrale appare il legato, la linea di canto spicca per morbidezza e delicatezza all’interno di una interpretazione carica di passione.
Voce uniforme e ben impostata anche per Cecilia Molinari: l’ottimo fraseggio, la grande precisione nelle agilità e il notevole gusto musicale uniti ad una buona presenza scenica le consentono di tratteggiare perfettamente la figura di un Demetrio-Siveno passionale e innamorato.
Non da meno il fronte maschile. Riccardo Fassi è un Polibio autorevole nel suo ruolo di re e affettuoso in quello di padre, dotato di una voce calda e ricca di colori, perfettamente calibrata e omogenea nell’emissione che spicca non poco per naturalezza.
Acuti brillanti anche per Juan Francisco Gatell nei panni di un Demetrio-Eumene che si distingue per l'espressività, per un fraseggio perfettamente forgiato e per una certa delicatezza interpretativa.
Paolo Arrivabeni, alla direzione della Filarmonica Gioachino Rossini, dà un’intrigante lettura di una partitura non semplice e molto condizionata dalla sua genesi particolare, attribuendole il giusto impeto e la giusta dose di colori, contribuendo così non poco all’enorme successo della serata. Complessivamente buona la prova del Coro del Teatro della Fortuna M. Agostini preparato da Mirca Rosciani.
La recensione si riferisce alla prima del 12 agosto 2019.
Simone Manfredini