

Un lungo tavolo che ha visto tempi migliori, vecchie sedie scompagnate, una poltrona lisa e scolorita. I rampicanti che decorano la terrazza del palazzo del Conte di Almaviva che incombe sulla scena sono secchi. Il vento che strappa e fa volare a terra le foglie scompiglia anche le vite dei protagonisti della folle giornata delle nozze di Figaro e Susanna. Spinti dalle sue folate casuali e liberatorie gli interpreti invadono tutti gli spazi del teatro. I due praticabili installati ai lati del palcoscenico non sono solo utilizzati come passerelle verso la platea, ma diventano i luoghi “a parte” dove i personaggi svelano la loro reale situazione emotiva fino al prossimo colpo di scena, fino al prossimo colpo di vento a cui, con leggerezza di foglie, ci si dovrà adattare.
Lo spettacolo ideato anni fa da Mario Martone e ripreso in questa occasione da Raffaele Di Florio con gli accurati ed eleganti costumi di Ursula Patzak, funziona ancora perfettamente. L’azione, fluida, naturale, variata e divertente, mantiene sempre desta l’attenzione del pubblico.
Il cast vede il debutto, nel ruolo del Conte, di Roberto De Candia. La regia tende a non sottolineare le differenze sociali tra i protagonisti, quindi il suo personaggio non ha il carattere che ci si aspetterebbe da un “grande di Spagna”. Nell’ambito di questa lettura che gli complica un po’ la vita il baritono riesce ad impostare, con la sua vocalità franca e sicura, un’interpretazione efficace che ben sottolinea le precarie certezze di colui che subisce la situazione senza mai comprenderla fino in fondo.
Molto suggestivo il carattere maturo della Contessa di Eva Mei. Grande lirismo nelle sue arie, interpretate con raffinatezza e ricchezza di accenti, ma anche decisione e toni asciutti quando è necessario. Efficace la resa dell’arco emotivo che la porta a perdonare, nel momento in cui il gioco è svelato e tutto sembra perduto, le intemperanze del supplicante marito.
Il brillante e gradevole colore vocale di Laura Giordano, unito a grazia e disinvoltura scenica delinea una Susanna giovane, furba e giustamente determinata.
Incisivo e convincente, per vocalità, capacità di fraseggio e resa scenica il Figaro di Simon Orfila.
Vocalmente adeguato ma troppo caricato con gestualità e movenze di maniera il Cherubino di Laura Polverelli. Si perde, in questo eccesso di frizzi e lazzi, la dirompente sensualità adolescenziale che rende il paggio talmente inviso al Conte da spingerlo, senza successo, ad allontanarlo.
Misurate annotazioni caricaturali per la Marcellina di Marigona Qerkezi il cui rotondo colore vocale risalta adeguatamente nel dispettoso duetto con Susanna.
Ben caratterizzati il contegnoso Bartolo di Francesco Milanese, lo squillante Basilio di Matteo Macchioni, il balbettante Don Curzio di Ugo Tarquini, l'adolescenziale Barberina di Giulia Biolcato e l'inopportuno giardiniere Antonio interpretato da Carlo Checchi.
Precisi e sempre ben calibrati i brevi interventi del Coro del Teatro Regio preparato da Martino Faggiani.
Il maestro concertatore e direttore Matteo Beltrami, alla guida dell'Orchestra Filarmonica Italiana, dopo il velocissimo preludio che anticipa i frenetici accadimenti che movimenteranno la giornata, mantiene tempi sostenuti e coerenti in un quadro generale di equilibrio e raffinata eleganza. Caratteristiche, queste ultime, presenti anche nell'accompagnamento al cembalo dei recitativi a cura del maestro Simone Savina. In questa peculiare produzione in cui si è trovato spesso a lavorare con i cantanti alle proprie spalle Beltrami è riuscito, inoltre, a mantenere un saldo rapporto con loro supportandoli con grande attenzione.
Successo per tutti con un breve accenno di contestazione, già manifestatosi all'uscita del gruppo degli interpreti alla fine del secondo atto, per il Cherubino di Laura Polverelli.
Patrizia Monteverdi