Cesira | Anna Caterina Antonacci |
Rosetta | Lavinia Bini |
Michele | Aquiles Machado |
Giovanni | Sebastian Catana |
Fedor von Bock | Roberto Scandiuzzi |
John Buckley | Nicola Ebau |
Pasquale Sciortino | Gregory Bonfatti |
Maria Sciortino/Una popolana | Lara Rotili |
Lena/Una donna fuori scena | Martina Serra |
Un ragazzo del popolo/Uomo fuori scena | Enrico Zara |
Tre soldati marocchini | Francesco Leone |
Nicola Ebau | |
Michelangelo Romero | |
Direttore | Giuseppe Finzi |
Regia | Francesca Zambello |
Scene | Peter Davison |
Costumi | Jess Goldstein |
Luci | Mark McCullough |
Video | S. Katy Tucker |
Coreografie | Luigia Frattaroli |
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari | |
Maestro del Coro | Donato Sivo |
Nuovo allestimento del Teatro Lirico di Cagliari, in coproduzione con la San Francisco Opera |
|
Prima esecuzione assoluta in Europa |
Quale ultimo titolo del cartellone 2017, il Teatro lirico di Cagliari propone la prima rappresentazione europea de “La Ciociara”, rivisitazione in chiave operistica del celebre romanzo di Alberto Moravia e dell’altrettanto celebre film di Vittorio De Sica. Scelta condivisibile, se letta nella prospettiva di consolidare l’immagine del Teatro cagliaritano agli occhi della grande stampa nazionale ed internazionale; scelta apprezzata da un pubblico dimostratosi molto più interessato alle orecchiabili melodie di questo dramma contemporaneo che ad alcune pagine del repertorio tradizionale ultimamente proposte; scelta viceversa criticabile, se inquadrata nell’ambito della programmazione di un teatro che – da Ernani a I due Foscari, da Simon Boccanegra a Attila, da Il tabarro a Manon Lescaut, da Lucrezia Borgia a Don Pasquale – da troppi anni non contempla alcune delle pietre miliari dell’opera italiana.
Lo spettacolo, sospeso tra opera e “movie musical”, si rivela ad ogni modo interessante e coinvolgente, sia per la profondità dei temi trattati, sia per la qualità delle scelte rappresentative che contraddistinguono l’allestimento. La regia di Francesca Zambello (con scene di Peter Davison, luci di Mark McCullough, costumi di Jess Goldstein) si avvale di un sapiente gioco di video, effetti sonori e scene di massa per descrivere una delle pagine più buie della storia italiana recente: quella dei giorni che seguirono l’armistizio del 8 settembre 1943, scanditi dalla lenta avanzata delle truppe alleate e dagli ultimi rigurgiti di violenza dell’occupazione nazifascista. Giorni di vittime e carnefici, di eroi e traditori, di paura e speranza, di dannazione e redenzione: giorni attraversati da Cesira e Rosetta, madre e figlia dilaniate dalla crudeltà di un comune destino atroce (lo stupro perpetrato da un manipolo di militi delle truppe coloniali), ma destinate a ritrovarsi grazie al sacrificio di Michele, intellettuale antifascita che preferisce affrontare la morte pur di non rinnegare il suo incontaminato sogno di amore e libertà.
L’esecuzione, d’altra parte, viene risolta in maniera pregevole da direttore e cantanti: Giuseppe Finzi dirige con energia, imprimendo all’opera quella carica di tensione emotiva necessaria per rappresentare il clima da cupio dissolvi che, da Roma a Fondi, attanagliava una terra prossima a precipitare nell’abisso della guerra civile. Di ottimo livello la prova del cast, ben supportato dal coro guidato da Donato Sivo: nel ruolo della protagonista, Anna Caterina Antonacci conferma appieno la sua solidissima fama di cantante di respiro internazionale, rendendo al meglio, grazie ad una vocalità matura ed imponente da autentico soprano Falcon, la drammaticità della condizione di una madre disposta a sacrificarsi pur di sottrarre la figlia agli orrori di un conflitto senza fine. Molto ben eseguito il duetto d’amore con Michele, struggente il monologo finale, le caratteristiche vocali della Antonacci si sposano perfettamente con quelle della bravissima Lavinia Bini (Rosetta), soprano lirico dal timbro dolce e luminoso, capace di calarsi ora nella dimensione della fanciulla innocente e devota (specie nella preghiera precedente il concertato del primo atto), ora in quella della donna che vive con isterica disperazione le conseguenze della brutale violazione del proprio essere.
Credibile il Giovanni di Sebastian Catana - baritono villain, a suo agio nella parte del violento ed amorale fiancheggiatore dei nazisti, che poi tenta di riproporsi nelle fila degli alleati -, da applausi è la prova di un altro artista di grande livello come il basso Roberto Scandiuzzi, a sua volta impeccabile nei panni del Maggiore Van Bock, personaggio gelidamente sprezzante nel manifestare sia il suo odio verso gli italiani irredentisti, sia il suo disgusto verso le spie collaborazioniste. Meno convincente si rivela invece il Michele di Aquiles Machado, splendido tenore lirico messo però in evidente difficoltà da un ruolo più adatto per un torrenziale interprete drammatico, come confermano le oscillazioni palesate allorquando la voce si proietta verso l’acuto.
Se Martina Serra (Lena/una donna fuori scena) consolida le notevoli qualità messe in mostra in occasione delle sue recenti esibizioni, mezzosoprano dal timbro scuro, affascinante e corposo, unito ad un notevole controllo del fiato nel difficilissimo stornello iniziale, Lara Rotili ribadisce a sua volta di essere un'interprete intelligente e carismatica, capace di caratterizzare e di rendere dunque degni di nota anche due personaggi "piccoli" come quelli di Maria Sciortino e della popolana.
Nicola Ebau (John Buckley/un soldato marocchino), Gregory Bonfatti (Pasquale Sciortino), Enrico Zara (Un ragazzo del popolo, un uomo fuori scena), Francesco Leone e Michelangelo Romero (soldati marocchini) completano la locandina di questa applauditissima rappresenazione de “La Ciociara”, interessante e coinvolgente proprio per la sua connotazione di spettacolo atipico, sospeso tra opera e movie musical.
La recensione si riferisce alla “prima” del 24 novembre 2017.
Carlo Dore jr.