Il Duca di Mantova | Antonio Gandìa |
Rigoletto | Leo Nucci |
Gilda | Barbara Bargnesi |
Sparafucile | Cristian Saitta |
Maddalena | Martina Serra |
Giovanna | Leonora Sofia |
Monterone | Gocha Abuladze |
Marullo | Nicola Ebau |
Borsa | Enrico Zara |
Conte di Ceprano | Francesco Leone |
La Contessa di Ceprano/Paggio | Ivana Canovic |
Usciere di corte | Francesco Leone |
Regia | Joseph Franconi Lee |
da un'idea di | Alberto Fassini |
Scene e Costumi | Alessandro Ciammarughi |
Luci | Fabio Rossi |
Coreografia | Marta Ferri |
Direttore | Donato Renzetti |
Maestro del Coro | Gaetano Mastroiaco |
Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari |
L’allestimento di Rigoletto curato dal Teatro lirico di Cagliari rimarrà nella memoria degli spettatori per due motivi: per il ritorno in Sardegna di Leo Nucci a distanza di oltre vent’anni dalla sua ultima esibizione, e per la bellezza del contesto nel quale l’opera si è svolta. L’Arena del Forte Village è un vero e proprio “teatro naturale” che si affaccia sulla baia di Santa Margherita di Pula: una struttura imponente nella quale il profilo delle montagne e la luce della luna divengono parte integrante dell’impianto scenico dello spettacolo; una risorsa dalle enormi potenzialità, in grado di rilanciare il genere del teatro all’aperto in una realtà come quella di Cagliari, che trova nel turismo una delle componenti fondamentali della propria economia e che da anni risulta privata da scelte amministrative poco lungimiranti della possibilità di fruire dell’anfiteatro romano collocato al centro della città.
Le caratteristiche dell’Arena esaltano la regia di Joseph Franconi Lee, la quale, avvalendosi delle scene e dei bellissimi costumi di Alessandro Ciammarughi, sfrutta appieno i ventitre metri del palcoscenico per riprodurre nei minimi dettagli - grazie ad una struttura rotante in cui si innestano le sale del palazzo ducale, la casa di Rigoletto e la baracca di Sparafucile - la dimensione ora sfarzosamente baccanalica, ora minacciosamente cupa della Mantova rinascimentale. Il risultato è uno spettacolo di grande effetto: ideale conferma del fatto che un allestimento tradizionale, ma raffinato e fedele al libretto, può emozionare come e più di alcune deprecabili rappresentazioni post-moderne proposte con sempre maggiore (e inspiegabile) frequenza dai teatri d’opera di tutto il Mondo.
Anche l’esecuzione non ha complessivamente deluso le aspettative: Donato Renzetti opta per una direzione elegante, attenta a assecondare i cantanti senza mai rubare loro la scena. Scelta saggia per certi versi, discutibile per altri: specie alla fine del primo quadro, un’orchestra quasi intimidita non ha reso percepibile il fuoco ed il senso di angosciosa oppressione che dovrebbe invece caratterizzare l’anatema di Monterone, con il Buffone apparso più infastidito da un’intrusione non prevista che schiacciato dall’angoscia di una minaccia senza nome.
Tra i protagonisti principali, Barbara Bargnesi è una Gilda assolutamente convincente: molto ben eseguito il duetto con il Duca, solido l’acuto con cui si conclude la scena della Vendetta, il soprano genovese si rivela abile nell’affrontare con sicurezza agilità e pianissimi del “Caro nome”, rendendo ampiamente perdonabile una lieve incertezza nell’esecuzione dell’ultimo “caro nome suo-sarà”. Qualche perplessità in più desta invece la prova del tenore Antonio Gandìa: confermando pregi e difetti emersi in occasione delle sue precedenti esibizioni cagliaritane, Gandìa si dimostra infatti in possesso di un bel timbro da tenore lirico autentico, messo in mostra in particolare nei passaggi centrali de “il sol dell’anima” e nella ballata iniziale. Emergono per contro alcune crepe nei passaggi più acuti del ruolo (“le sfere agli angeli”), malgrado la scelta di rinunciare agli acuti di tradizione che generalmente chiudono tanto il duetto del primo atto quanto il “Possente amor mi chiama”. Nel complesso, il suo è un Duca giovanile, baldanzoso, ma privo del fascino accattivante ed elegantemente fatuo che dovrebbe caratterizzare il personaggio.
Credibile lo Sparafucile di Christian Saitta - basso dalla vocalità prorompente, esibita in tutta la sua opulenza nel terzetto dell’ultimo atto -, davvero splendida si rivela la Maddalena di Martina Serra, giovane mezzo-soprano dotata di notevole presenza scenica e di un timbro cremoso, affascinante e vellutato, e dunque adattissimo alla parte di una donna sensuale e senza scrupoli, che accetta l’omicidio come strumento per realizzare un sogno d’amore dalle incerte prospettive.
Gocha Abuladze (Monterone), Leonora Sofia (Giovanna), Nicola Ebau (Marullo), Enrico Zara (Borsa), Francesco Leone (Ceprano – Uscere) e Ivana Canovic (Contessa di Ceprano – Paggio) completano una locandina dominata, per forza di cose, dalla presenza di Leo Nucci nel ruolo che più di ogni altro ne ha contrassegnato la gloriosa carriera, e che continua ad affrontare mettendo in mostra un volume vocale impressionante, una varietà di accenti sempre sorprendente (il passaggio dalla furia che sostiene il “solo per me l’infamia” alla dolcezza infinita con cui è scandito il “piangi fanciulla” è appannaggio esclusivo dei baritoni di grandissimo livello) e acuti fermissimi - come al termine del “Pari siamo”, o della già citata scena della “Vendetta”, puntualmente bissata, a gran richiesta del pubblico - che l’incedere del tempo sembra non avere scalfito.
Ma se le qualità del Nucci - vocalista sono ormai note a critica e pubblico, i cuori degli appassionati continuano a scaldarsi per la capacità del Nucci – interprete di approfondire le varie sfaccettature di un personaggio poliedrico e complesso come quello del Gobbo: guitto incattivito dall’ambiente di corte nella scena iniziale, padre tenero e accorato nei duetti con Gilda, genitore assetato di vendetta nel “Cortigiani”, uomo inerme dinanzi al deflagrare della maledizione nel meraviglioso finale. Il finale di un Rigoletto impreziosito dalla bellezza della cornice nella quale l’opera si è svolta; il finale un Rigoletto che la presenza di Nucci non poteva che rendere memorabile.
La recensione si riferisce alla recita del 10 Giugno 2017
Carlo Dore jr.