Il Conte d'Almaviva | Pablo Gálvez |
La Contessa d'Almaviva | Arianna Vendittelli |
Figaro | Riccardo Fassi |
Susanna | Inès Ballesteros Bejarano |
Cherubino | Valentina Stadler |
Basilio / Don Curzio | David Astorga |
Bartolo | Javier Povedano |
Marcellina | Silvia Zorita |
Barbarina | Carmen Mateo Aniorte |
Antonio | Jaime Pialli |
Due contadine | Rosa Guarracino |
Maria Luce Erard | |
Danzatori | Giulio Petrucci |
Diletta Della Martira | |
Direttore | Hirofumi Yoshida |
Regia | Silvia Paoli |
Scene | Andrea Belli |
Costumi | Massimo Carlotto |
Coreografia | Sandhya Nagaraja |
Luci | Hugo Carugatti |
Maestro del Coro | Andrea Faidutti |
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna | |
Progetto OPERA NEXT a cura della Scuola dell'Opera del Teatro Comunale di Bologna in collaborazione ÓperaEstudio de Tenerife |
Le Nozze di Figaro del progetto OperaNext, in scena al Teatro Comunale di Bologna, prevedeva anche nel cast alternativo, schierata nella replica del primo di giugno scorso, una squadra di giovani cantanti da lodare in blocco per l’impegno e per l’evidente voglia di emergere. Affioravano certo anche alcune ingenuità, in questa occasione comunque capaci di ispirare simpatia, data la verde età degli artisti.
Si trattava dell’ultima recita e la tensione della prima (vedi recensione con altri interpreti) appariva allentata con indubbio vantaggio sia nella recitazione sia nella resa vocale, grazie anche a un tifo da stadio. Non mi era mai capitato, ad esempio, di veder premiato da un caloroso applauso il delizioso piccolo Lied di Barbarina, pur se benissimo interpretato dalla titolare del ruolo.
Purtroppo niente di nuovo nella direzione di Hirofumi Yoshida, nel bene (una certa eleganza) e nel male (monotonia, scompensi e poca elasticità nel seguire il palcoscenico), mentre i movimenti scenici apparivano più sciolti e coerenti favorendo la godibilità dello spettacolo.
Ma veniamo alle vere novità della serata, i cantanti.
Questa produzione è stata particolarmente fortunata con le interpreti di Cherubino. In questo caso si è fatta valere Valentina Stadler, mezzosoprano tedesco poco più che debuttante, già scritturata nel ruolo di Myrthale in Thaïs al prossimo Festival di Salisburgo. Il suo giovane ragazzotto pieno d’irruenza, ancora un po’ impacciato, ma capace di comunicare una carica erotica in grado di attirare anche le nobildonne, restava nella memoria. Dotata di una vocalità omogenea e ben timbrata, oltre che già piuttosto affinata tecnicamente, la Stadler lascia presagire un futuro ricco di soddisfazioni per lei e per noi.
Da lodare anche Inès Ballesteros Bejarano. Il timbro è chiarissimo con un sospetto di petulanza e la voce esile ma ben proiettata. La sua Susanna è vincente in ragione della grazia del porgere, della gestione delle sfumature dinamiche utilizzate sempre a fini espressivi, del controllo della linea di canto e del legato. In più è graziosa in scena e si muove con disinvoltura e spirito. Particolarmente riuscito il suo momento solistico più atteso, Giunse alfine il momento…Deh vieni non tardar, dove il bel controllo del fiato permetteva un’esecuzione in cui abbandono e sensualità erano abilmente miscelati.
Arianna Vendittelli, con un curriculum già rispettabile, offre una lettura intrigante della Contessa d’Almaviva. Bella donna, dotata di fascino e di portamento nobile, è una creatura infelice che ripensa spesso al suo passato di donna innamorata e pienamente corrisposta. Ma si tratta pur sempre di una giovane capace di lasciarsi coinvolgere in giochi più o meno innocenti e non sempre abile nel non lasciar trasparire i trasporti erotici. Il trentenne soprano romano sfoggia un timbro personale, ha carattere, temperamento ed è una buona attrice. Per contro, a limitare una prova complessivamente convincente, c’era una certa durezza del registro acuto e una gestione dei fiati non sempre senza macchia, tanto che nella ripresa di Dove sono i bei momenti veniva compromessa la resa del brano.
Riuscita anche la caratterizzazione del Figaro di Riccardo Fassi, anche lui pressoché debuttante, già dotato di una certa padronanza del palcoscenico, nonché di una innata simpatia che lo porta talvolta ad andare un po’ sopra le righe. La voce, piena e timbrata, è capace di espandersi con facilità, almeno in un teatro di medie dimensioni come il Teatro Comunale di Bologna. Gli rimprovererei solo una non ancora perfetta gestione delle frasi che insistono in zona acuta (vedi aria del quarto atto).
Pablo Gálvez, ventinovenne baritono spagnolo di giovane carriera, era un affidabile Conte d’Almaviva. Lo strumento non è particolarmente pregiato quanto a colore e il cantante non è molto a suo agio nelle zone più basse della tessitura in cui gravita il ruolo. L’accento è ben curato, quando non tende per irruenza giovanile a forzare i toni e il personaggio è complessivamente ben centrato. Una maggiore scioltezza scenica, già adesso comunque sufficiente, verrà col tempo.
Gli altri, già presenti alla prima, completavano la formazione con complessivo decoro.
Javier Povedano, già ascoltato come Antonio, si disimpegnava dignitosamente come Bartolo, mentre Jaime Pialli (Bartolo il 26 maggio) era un buon Antonio, divertente e ben in rilievo.
Silvia Zorita era sempre migliore come attrice che come cantante e David Astorga (Basilio e Don Curzio) se la cavava con onore, mentre le intemperanze come Basilio erano assai probabilmente responsabilità della regia più che sua.
Sempre deliziosa la Barbarina di Carmen Mateo Aniorte e corrette Rosa Guarracino e Maria Luce Erard.
Come già detto successo calorosissimo a suggellare la riuscita del progetto OperaNext, una bella e seria realtà, che si spera possa progredire e avere appoggi sempre più consistenti.
(La recensione si riferisce alla recita del 1 giugno 2016).
Silvano Capecchi