Titolo | Le case della musica |
Autore | Pietro De Martini |
Editore | Il Saggiatore |
ISBN | 9788842844404 |
Prezzo | 23,00 € |
Anno Edizione | 2018 |
Si sa che le case raccontano storie, che siano esse ricche e spaziose, stabili o provvisorie, disadorne o stracolme di oggetti, miserabili e casuali o progettate e realizzate per dare corpo a un desiderio. Sono così tutte le case, anche quelle degli sconosciuti che vediamo attraverso le finestre illuminate e che ci fanno fantasticare su chi e come le abita e le rende vive. Le case dei musicisti non sfuggono a questa logica, e per fortuna molte sono aperte e si mostrano ai viaggiatori che tra le loro mura cercano risposte, conferme, nuovi punti di vista o semplicemente vogliono per un attimo respirare la stessa aria di chi un tempo ci aveva vissuto. I luoghi hanno una vita propria, che si conserva a dispetto dei secoli, dei cambiamenti, dei rumori diversi che gli anni hanno aggiunto, dei biglietti venduti all’ingresso, della dispersione che gli oggetti originari spesso hanno subito nel tempo, degli impianti di riscaldamento e dei servizi installati per rispettare le norme, dei cartelli luminosi di entrata e uscita e di quelli che mettono in guardia contro i pericoli delle scale e degli sbalzi sul pavimento. Attraverso questi luoghi ci conduce Pietro de Martini, in un viaggio nello spazio/tempo che inizia ad Eisenach, con Johan Sebastian Bach e termina a Vienna, con Alban Berg. Tra questi due estremi temporali inserisce tutti i musicisti che più ama, con qualche dolorosa esclusione. Mancano, tra molti, Chopin e Beethoven, due personalità, a detta dell’autore, poco conciliabili con il concetto delle quattro mura. Sono tutti musicisti tedeschi o austriaci che spesso le case hanno unito: troviamo così Schumann a casa di Schubert, Brahms a casa di Schumann, Mahler che va in bicicletta a casa di Brahms, Berg a casa di Mahler e su tutti gli scaffali di tutte le loro librerie, a fare da trait d’union, le partiture di Johan Sebastian Bach. Molti si trovano a casa di Mendelssohn, titolare di un bellissimo stabile a Lipsia che si potrebbe ancora abitare così com’è. Molti hanno voluto una vera dimora per sè e la propria famiglia, altri, come Schubert e Listz, sono stati molto ospitati. Gustav Mahler faceva costruire piccole capanne annesse al corpo principale nelle quali lavorare in silenzio, Brahms ha fatto il giro di tutti i piccoli laghi interni dell’Europa centrale, con qualche momento di gloria anche in Italia (Lago di Como, Villa Carlotta). La casa di Mozart (Domstrasse) a Vienna si dimostra molto difficile da gestire per le enormi spese correnti ed il continuo viavai di persone, però appare piena di vita, mentre Bach è costretto a cambiare spesso casa per seguire le occasioni di lavoro, fino a stabilirsi definitivamente a Lipsia.
De Martini è molto attento ad elencare tutte le opere che sono state concepite all’interno di ogni abitazione ed è questa lista che lascia senza fiato, che ci distoglie dalla descrizione delle suppellettili e degli ambienti per metterci di fronte così, semplicemente, ai luoghi in cui sono nate immensi capolavori del pensiero musicale che da lì sono usciti per entrare saldamente nelle nostre vite, le vite di chi ha la fortuna di conoscerli e di amarli. Sono le stesse opere che ogni giorno risuonano nelle nostre stanze, che le riempiono e che seguono i nostri passi quotidiani. Così anche noi, come possiamo, portiamo via qualcosa da casa in casa.
Daniela Goldoni