“Scoperto DE SABATA SERAFIN, per puro CASOLLA, il cadavere ridotto a PRANDELLI, del Teatro lirico italiano!”.
Con questo incipit, per certi versi preveggente e illuminante, ci si trova catapultati ne Il giallo del teatro lirico italiano, storia ironica, surreale e visionaria che nasce dalla penna di Piero Guarnera.
La quarta di copertina ci informa che ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale e, a noi lettori divertiti, viene ancora di più da sorridere perché nella casualità abbiamo riconosciuto perfettamente tutte le assonanze create tra situazioni irreali e nomi celeberrimi.
Forse ascoltando il Guarnera baritono, magari seriosamente impegnato in parti drammatiche, non verrebbe mai in mente che esiste anche il Guarnera scrittore umoristico, autore di testi per attori comici come Oreste Lionello; ma così è e pare logico che il mondo dell’opera, che è poi quello in cui vive l’autore, si sia prestato per questo piccolo e divertente giallo, fornendo nomi e situazioni.
E i nomi citati, pur in un contesto farsesco, vengono trattati con amorevole nonchalance e con affettuoso rispetto, non ci si arrabbia e si sorride con “il mitico caffè VERGNANO che più lo mandi GIULINI e più ti tira SUTHERLAND: veramente BONYNGE, un aroma straordinario!” o con la donna che “aveva in capelli BIONDI, RICCIARELLI e RASPAGLIOSI, molto CRESPIN, con dei BERTOCCHI blu, molto PINTI, ma con le CILIBERTI finte”
Bastano poche righe per trovarci a nostro agio in questo mondo fantasioso e la scrittura, così atipica e irreale, diventa scorrevole e facile, pronta a spronare la risata soprattutto nel momento in cui gli occhi incontrano un nome conosciuto.
Personalmente sogghigno con “’Ndemo a magnar –dice l’agente veneto- no GAVIN più gnente da dir, ghe xe bisogno de aiuto … no BASTIN più noialtri, BOARETTO il commissario!” o con il naufrago che durante una tempesta si salva salendo su di un provvidenziale “CAMMARANO abbandonato”.
Insomma, si ride e lo si fa di gusto “perché è risaputo in tutto il mondo che … Guarnera di sera bel tempo si spera, per il Teatro d’Opèra!”
Marilisa Lazzari