Abbiamo incontrato Mariss Jansons in una bella domenica d'estate (2009) nel suo camerino al Concertgebouw. Il Maestro è in partenza per una tournée europea con l'Orchestra del Concertgbeouw. Nonostante ciò, ha accettato di rispondere ad alcune nostre domande.
Si dice che da ragazzo Mariss Jansons fosse un giocatore di calcio di grande talento. Abbiamo mai corso il rischio di vederla quale allenatore dell’Ajax invece che direttore dell'Orchestra del Concertgebouw?
(Ride) Non lo so! Certo, se fossi stato un giocatore di calcio o un allenatore, avrei svolto il mio lavoro al meglio delle mie possibilità, lavorando sodo come faccio con le mie orchestre! È vero che un giorno un famoso calciatore lettone venne a casa e chiese ai miei genitori di lasciarmi giocare, avevo tra i sette e i nove anni, ma si trattò semplicemente di un momento passeggero. Mi piaceva giocare a pallone, come a molti ragazzi, ma non ne abbiamo mai discusso sul serio coi miei genitori, io stesso non l’ho mai chiesto.
Quindi ha sempre sentito che sarebbe diventato un musicista e un direttore d’orchestra?
Sì. Forse non consapevolmente, ma inconsciamente ho sempre saputo che sarei diventato un musicista. Sono letteralmente cresciuto in un teatro lirico, dove lavoravano i miei genitori: mio padre era direttore d’orchestra e mia madre una cantante, e io sono cresciuto in quell’atmosfera. Credo che dentro di me sognassi già di diventare un direttore.
Questo ci porta ad una domanda quasi ovvia: direttori d’orchestra si nasce o lo si diventa
(Mariss Jansons resta in silenzio per alcuni secondi) Credo lo si nasca. Sì, sicuramente. Il dono di saper dirigere un’orchestra è qualcosa di misterioso e non si può spiegare cosa sia, come funzioni. È qualcosa che non si può imparare. Non si può imparare ad avere questo tipo di talento. Ho insegnato per trent’anni, e posso affermare che la dote di saper dirigere è qualcosa di molto speciale. Ha a che fare con l’energia interna, è come un fluido che si trasmette ai musicisti. Si può imparare quasi tutto, e come insegnante so di potere insegnare quasi tutto ai miei studenti, ma non questo.
Evgeny Mravinsky, Herbert von Karajan, Hans Swarowski: cos’ha imparato da ognuno di loro?
Swaroswski era un insegnante fantastico. Aveva un modo davvero speciale di lavorare sullo spartito e di analizzarlo. Conosceva perfettamente le partiture. Ci insegnò l’interpretazione, e poi c’era la tradizione viennese di cui era esponente, era stato allievo di Richard Strauss. Karajan è stato la più grande personalità fra i direttori che ho conosciuto nella mia vita, da lui ho imparato moltissimo. Quando si trascorrono intere giornate con un uomo simile, dalla mattina alla sera, alla fine si assorbe tutto il possibile anche senza rendersene conto. Se provo ad analizzare i miei ricordi su di lui, la prima cosa è la straordinaria energia con cui teneva in mano l’orchestra. Aveva un carisma incredibile, c’era come uno scambio di energie, interne ed esterne, durante i suoi concerti. Questa è la cosa che mi impressionò di più e ovviamente è qualcosa che non si può imparare. Poi c’era la sua sensibilità per il suono, sapeva sempre come creare l’atmosfera giusta dal suono orchestrale. Per non parlare del suo repertorio, incredibile: poteva dirigere praticamente tutto. Mravinski fu un’altra grande personalità, un uomo profondo, dalla personalità molto intensa e riflessiva. Era capace di sedere davanti a te per ore senza dire una parola, e tu non sapevi cosa fare perché non volevi disturbarlo. Poi, magari, poneva una domanda e tornava a riflettere in silenzio. Era una specie di filosofo della musica. Pretendeva molto da se stesso e dall’orchestra, forse è stato il più grande forgiatore di orchestre, ed è grazie a lui che la sua orchestra, l'Orchestra Filarmonica di Leningrado, divenne una delle migliori al mondo. Le sue prove erano un’esperienza incredibile, aveva una tecnica fantastica.
Esiste un DVD delle sue prove della Sinfonia in si minore di Schubert. Poteva essere molto duro coi musicisti...
Sì, conosco quel DVD, ma mi creda, Mravinski era molto di più di quello che traspare da quella registrazione. Lo conoscevo da quand’ero solo un ragazzo e ho assistito a molte delle sue prove e dei suoi concerti. Alla fine divenni suo assistente, e il suo modo di provare era davvero speciale.
Lei ha smesso di dirigere compositori russi, eccetto Shostakovic: ha un feeling particolare con la sua musica?
Sì, decisamente. La sua musica è speciale per me. Però non posso dire di avere smesso completamente di dirigere la musica russa, è che ne ho diretta così tanta quando giravo il mondo con l'Orchestra Filarmonica di Leningrado e poi nei primi anni a Oslo, e poi la EMI mi chiedeva sempre di incidere compositori russi, allora ho detto a me stesso: O mio Dio, non ce la faccio più! (Ride) Non voglio dirigere solo musica russa, ma Shostakovic occupa un posto speciale. La sua musica è così profonda, così ricca di umanità che quando l’ascolto vi sento richiami a condizioni di vita reale. Situazioni che io non ho vissuto, ma in cui si sono trovate tante persone nel mio Paese.
Anche per lei non è stato facile costruirsi un avvenire nell’URSS.
Sì, ma non posso dire di avere vissuto esperienze drammatiche come ad esempio Mstislav Rostropovich che era stato messo al bando pur essendo un grande genio della musica. Ho avuto le esperienze di chiunque ha vissuto sotto un regime dittatoriale: essere sotto controllo, subire restrizioni della libertà personale, non avere la libertà di viaggiare all’estero… non voglio specularci su dicendo di avere vissuto grandi drammi personali. Conosco bene la situazione com’era, conosco la vita di Shostakovic e alcune delle sue esperienze le ho vissute anche io. Per esempio, quando Rostropovich se ne andò, o meglio quando lo cacciarono, vennero da mio padre pretendendo che scrivesse a un giornale dicendo che era stata la decisione giusta, che un uomo come Rostropovich non poteva restare nell’Unione Sovietica. Fu una situazione tremenda, per la quale mio padre stette veramente male. Non poteva farlo, né come uomo né come artista, ma soprattutto perché Rostropovich era un suo grande amico, e tutto questo era molto pericoloso. Non voglio arrivare a dire che avrebbe potuto essere spedito in Siberia, ma era terribile, ricordo bene che fu un conflitto pesantissimo. Alla fine non scrisse niente contro Slava, riuscì a tenersene fuori. Molte persone firmarono un documento contro di lui ma non mio padre. Un altro che non firmò fu Viktor Liberman, primo violino dell' Orchestra Filarmonica di Leningrado che lasciò l’URSS e divenne in seguito primo violino dell' Orchestra del Concertgebouw. Comunque ci sono state molte situazioni altrettanto drammatiche e ritrovo tutto questo nella musica di Shostakovic, tutto il suo dramma di essere umano, la sua lotta di un uomo contro la società. Semplicemente, adoro la sua musica.
Tutto ciò forse si ritrova soprattutto nella sua musica da camera…
Certo, nei suoi Quartetti ma anche nei Preludi e nelle Fughe. Era un genio, secondo me… Ma non so mai l’effetto della sua musica sulla gente, sul pubblico. Alcuni lo trovano deprimente, altri trovano la sua musica molto profonda, quasi filosofica.
Pochi giorni fa Vladimir Ashkenazy ha diretto l'Ouverture Festiva con l’Orchestra Giovanile della Comunità Europea. Una composizione che doveva essere celebrativa per l’anniversario della Rivoluzione, e Shostakovic se ne venne fuori con questo pezzo che sembra quasi musica da cartoni animati…
(Ride) Sì, è vero! Ma doveva pur scrivere qualcosa! Shostakovic scrisse fantastica musica jazz, lui stesso era un pianista meraviglioso, poteva comporre qualunque genere di musica. Però quelli che sento più vicini sono i momenti filosofici. Chissà, forse la gente ha già troppi problemi nella propria vita per ascoltare musica così profonda, vogliono solo divertirsi. Perché mettersi a sentire musica piena di conflitti e problemi? Meglio ascoltare belle melodie!
La sua fama di direttore mahleriano cresce di giorno in giorno. Fra poco dirigerà la Seconda, la Terza e l’Ottava con l’Orchestra del Concertgebouw, tre lavori di ampio respiro. Ha un maggiore feeling con queste sinfonie più che con le altre?
No, non particolarmente. Le dirò la verità: qui ad Amsterdam ho già diretto la Prima, la Sesta e la Settima, e come Direttore Stabile della RCO voglio eseguire tutte le Sinfonie scritte da Mahler. In futuro probabilmente dirigerò la Quarta e la Nona. Io non posso dirigere tutte le Sinfonie nel prossimo Ciclo Mahleriano, così Direttori ospiti faranno le restanti e ho scelto per me la Seconda, la Terza e l’Ottava. È una decisione legata anche alle esigenze delle tournée. Ho pensato che sarebbe stato bello portare in tournée la Seconda sinfonia, e la eseguiremo a Parigi, Londra e Vienna, e la Terza in America, Corea e Giappone. È difficile dire quale composizione di Mahler sento più vicina. Se dovessi scegliere, direi il quarto movimento della Prima, il sesto movimento della Terza, il Poco adagio della Quarta o l’ultimo della Nona. Ma per me tutto quello che ha scritto è grande.
Ieri lei e l'Orchestra del Concertgebouw avete eseguito in modo splendido la Sinfonia Nr. 100 di Haydn. Fra Haydn e Mahler la distanza è notevole…
Sì, amo Haydn! È il mio compositore preferito! Cominciò a piacermi molti anni fa. Dirigo la sua musica abbastanza spesso mentre, si sa, è un compositore che non si esegue sovente. Diressi per la prima volta le Sinfonie Londinesi a San Pietroburgo, e ora vorrei farle a Monaco con l'Orchestra della Radio Baverese e qui ad Amsterdam con il Concertgebouw. La sua musica è meravigliosa.
Mahler e Haydn, proprio come Bernstein, un altro grande ‘haydniano’.
(Sorride) Oh, Leonard Bernstein… un uomo speciale anche lui, una grande personalità e un grande talento, naturalmente; un genio, a suo modo. Una persona che mi piaceva moltissimo.
Di lei si dice che sia il Direttore più ispirato dei nostri giorni… proprio come si diceva di Bernstein…
Oh no, che dire? Lui sì che era veramente ispirato, un grand’uomo!
Sogna sempre di registrare tutte le Sinfonie di Haydn?
(Ride) Sarebbe bello, ma non so se è un’ipotesi realistica. Quando si è Direttori stabili si hanno così tanti obblighi… Ad esempio, c’è molto da fare sul repertorio, vorrei lavorare su quello dell’orchestra e ampliarlo. Poi ci sono le tournée! Ho poco tempo, e registrare tutte le Sinfonie di Haydn ne richiederebbe tanto. Forse se avessi venticinque anni… ma alla mia età! No, non credo che sia un’ipotesi realistica. Non ne avrò mai il tempo. Se avessi scelto di non essere Direttore stabile, allora mi prenderei un’orchestra per due o tre anni e le registrerei tutte!
Mi ha detto di essere cresciuto in un Teatro d’opera…
Adoro l’opera! È la mia più grande passione! È la vita che mi ha portato a non dirigere opere, o meglio a non dirigerne di più! Sono stato sempre impegnato con due orchestre e questo ha limitato il tempo che potevo dedicare all’opera. Ma le dirò, quando si hanno a disposizione una buona orchestra, un buon coro, bravi solisti e un meraviglioso allestimento, l’opera è la fine del mondo! Ad essere onesti, è più attraente del repertorio sinfonico!
Siamo quasi alla fine della nostra conversazione, eccoci alle ultime domande… tre spartiti da portare sull’isola deserta!
Oh, no! Conosco questo genere di domande, è troppo difficile! Non posso rispondere! Ci sono compositori che sono sempre qui (indica il suo cuore) ma in un certo periodo preferiamo qualcun altro. Adesso ad esempio sono attratto da Beethoven, da Beethoven e Bruckner, vorrei dire. Magari potrei rispondere se mi si chiedesse cosa porterei per una settimana, un mese o un anno, ma non per sempre! Forse non porterei niente! Probabilmente, fra tre anni darei una risposta diversa alla stessa domanda!
E allora oggi cosa porterebbe? Beethoven e Bruckner?
Sì, ma forse anche Ein Heldenleben di Strauss e Mahler e Shostakovic… no, no, ce ne sono troppi. Non posso rispondere! (Ride)
È vero che è un compratore compulsivo di CD?
Sì!! Cominciai a comprare video quando apparvero, vari anni fa, e ora ho una grande raccolta di CD, opera e film, ma non ho tempo di ascoltarli o di vederli! (Ride ancora)
Ascolta le incisioni dei suoi colleghi?
Sì, ci provo ma come ho detto mi manca il tempo. Però almeno so di avere le loro registrazioni a casa! (Ride)
In questi giorni cosa ascolta Mariss Jansons?
Sto ascoltando i Gurrelieder di Schönberg dato che li farò a Monaco ad ottobre, quando avremo il Giubileo. Sto ascoltando le registrazioni dei miei colleghi, io li ho diretti tre volte, ma si tratta di una composizione raramente eseguita. Costa parecchio, così mi interessa ascoltarne le incisioni. Questa estate, poi, ho ascoltato Bruckner e Debussy.
Edoardo Saccenti